Nelle Angiosperme, lo zigote che si forma dopo la fecondazione della oosfera evolve in un embrione che, diversamente dall'embrione delle Gimnosperme, è circondato da un endosperma secondario (fig).
Angiosperma è parola del greco scientifico che vuol dire 'seme con frutto' in contrapposizione con gimnosperma che vuol dire 'seme ignudo'.
Il frutto è una struttura di origine e di forma varie destinato soprattutto alla dispersione dei semi. Sulla classificazione e sulla nomenclatura dei frutti esistono proposte non concordi.
Il frutto deriva dalla modificazione dei tessuti dell'ovario che circonda il seme, i quali costituiscono il cosiddetto
pericarpo; questi tessuti appartengono quindi alla pianta madre. Alla loro formazione partecipano a volte altre parti della pianta: peduncoli fiorali, foglie prossime al fiore.
Nel pericarpo si distinguono uno strato esterno detto
epicarpo o buccia, e un endocarpo, tra i due può trovarsi un mesocarpo (fig.).
Si suole classificare i frutti in
secchi e carnosi. Nei primi il pericarpo è membranoso, coriaceo o legnoso.
Frutti
secchi
I frutti secchi (o i semi che essi contengono)
assumono diverso aspetto(fig); sono spesso forniti di strutture che ne facilitano il trasporto a opera del vento: espansioni laminari nelle
samare dell'olmo, del frassino, dell'acero, fiocco di peli nel pappo del soffione (Taraxacum) del carciofo (Cynara), del kapok (Bombax), dell'oleandro (Nerium) (fig.).
Altri frutti di questo tipo vengono trasportati a distanza dagli animali invece che dal vento: dopo una gita estiva o autunnale tra i prati occorre staccare dagli abiti un gran numero di frutti che vi si sono aggrappati coi loro uncini: baccelli elicoidali uncinati di erba medica (Medicago granatensis) (fig), cariossidi di graminacee avvolte da foglioline a foggia di arpione, cariossidi di Bidens e altre composite muniti di setole uncinate. Il sistema funziona tanto bene che, presso gli stabilimenti europei ove si lava la lana di pecore che hanno pascolato nelle steppe del Sudafrica e dell'Australia o nelle praterie della Nuova Zelanda, crescono molte specie di piante esotiche che avevano affidato i loro semi al vello di quegli animali.
Frutti carnosi
I
frutti carnosi (fig) vengono distinti in
drupe, o frutti con nòcciolo, e in bacche. Nella drupa l'endocarpo che circonda il seme (che conserva il suo guscio) diventa
duro, legnoso: ne sono esempi le mandorle, le pesche e le ciliege il cui nòcciolo formato da due valve si apre prima della germinazione. Nelle bacche l'endocarpo, se è distinto dal mesocarpo, rimane molle, succolento; ne sono esempio gli acini d'uva, i neri frutti velenosi della belladonna, i pomodori, i cocomeri (ma a questi ultimi i botanici preferiscono dare il nome di peponidi).
Dei frutti secchi gli uccelli, i roditori, le scimmie e gli uomini mangiano il seme e abbandonano il resto con perdita netta per la pianta; dei frutti carnosi essi mangiano soprattutto il pericarpo mentre i semi - spesso velenosi come nelle pesche - o duri come nei datteri - vengono dispersi
lontano (ma i cammelli mangiano pure quello).
Dispersione dei semi
La dispersione dei semi racchiusi nei frutti carnosi può avvenire in modi più raffinati: certi uccelli ingoiano tutto il frutto e defecano i semi indigeriti (è il caso del vischio) e questi divengono capaci di germinare solo dopo aver attraversato l'intestino dell'animale. Sistema curioso è quello del cocomero asinino (Ecballium elaterium) il cui frutto maturo quando viene urtato
espelle, lanciandoli lontano, i semi appiccicosi che aderiscono al pelo o alle penne dell'animale (fig.).
Questo lungo elenco, che potrebbe continuare interminabilmente, viene formulato per sottolineare la straordinaria varietà di soluzioni che questi organismi radicati al suolo hanno dato al problema,per loro cruciale, della dispersione.
Linneo pensava che, essendo state create tutte nell'Eden, le piante avessero ricevuto in dono i mezzi per diffondersi sulla superficie della Terra. Oggi si preferisce credere che questi mezzi siano il risultato dell'adattamento a contingenti
opportunità, offerte da un ambiente assai più complesso di quello in cui avevano vissuto le piante comparse prima. Prevale la dispersione anemofila là dove il vento è il fattore ambientale che meglio conviene sfruttare e quando il peso dei semi non costituisce un inconveniente. Prevale la dispersione per mezzo di uccelli e primati (peraltro alquanto costosa per la polpa offerta ad essi) quando i semi sono pesanti. Viene sfruttato il trasporto passivo da parte di
mammiferi, soprattutto pascolatori, per i semi delle piante delle praterie che non utilizzano il vento. Alla palma da cocco (Cocos nucifera) la migliore opportunità è stata offerta dalle correnti marine che hanno disperso le loro 'noci' galleggianti sulle più inaccessibili isole dell'Oceano Indiano e su innumerevoli remoti atolli dell'Oceano Pacifico.