La storia delle Pteridofite non sarebbe completa se non si facesse cenno al fatto che il detrito derivante dal loro disfacimento si accumulava tra le rocce e i sassi, fino a costituire strati abbastanza consistenti.
In questa massa si incominciò ad insediare una nuova flora microbica, funghi in prevalenza, e una nuova fauna di invertebrati. L'opera di questi organismi la trasformò, come ancor oggi la trasforma, nei tipi di suolo vegetale che oggi conosciamo.
Il suolo vegetale ricco di humus, trattenendo l'umidità e limitando il dilavamento da parte delle acque piovane, risultò molto propizio alla germinazione delle spore e all'attecchimento delle giovani piante, sicché queste poterono spingersi sempre più lontano dalle paludi e dai corsi d'acqua lungo i quali erano rimaste confinate per lunghi periodi.
In tal modo il paesaggio delle terre emerse mutò profondamente: non più grigi deserti di rocce e di sassi, ma distese verdeggianti.
