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Fiore e agenti impollinatori

 

Impollinazione anemofila

Molte piante arboree tra le dicotiledoni, nonché graminacee e papiri tra le monocotiledoni, affidano al vento il loro polline, come fanno le Gimnosperme. Poiché il perianzio e il fogliame possono interferire con l'impollinazione, queste piante hanno perianzio ridotto o assente, e nei climi temperati molti alberi fioriscono prima di mettere le nuove foglie.

 

Impollinazione entomofila

Più frequente presso le Angiosperme l'impollinazione entomofila. Il loro fiore si è evoluto di pari passo con i costumi di molti insetti volatori, o, per dirla in termini tecnici, c'è stata coevoluzione del fiore e di molti insetti volatori. La ricostruzione di un processo che coinvolge organismi tanto diversi non è facile, sennonché gli indizi che si possono trarre dallo studio delle piante e degli insetti che ne trasportano, inconsapevoli, il polline sono tali e tanti che molte volte l'indagine dà risultati plausibili.

Non v'è dubbio che gli insetti che avevano cominciato a nutrirsi di polline sul suolo (così come molti fanno ancor oggi) piuttosto che raccogliere quello sparso dal vento andarono a cercarlo là dove ce n'era in maggior abbondanza, cioè nei fiori.

L'insetto che saccheggia il polline reca alla pianta un ovvio danno, compensato però dall'involontario trasporto di una parte di esso sullo stimma dei fiori di altri individui della stessa specie, visitati in un secondo momento. Il trasporto di polline su fiori distanti migliora la panmissia a condizione però che il fiore sia ermafrodito, poiché il trasporto del polline da un fiore maschile a un'altro fiore maschile non serve a nulla.

Non è difficile immaginare in qual modo il bilancio tra danno e vantaggio è evoluto a favore del vantaggio e come quindi il rapporto tra piante e insetti è andato evolvendo da forme disoperative verso forme cooperative. Il processo è descrivibile con un'adatta modellistica matematica, ma è anche descrivibile con la logica di cui fan uso gli economisti.

Le Angiosperme 'entomofile', cioè ormai vincolate agli insetti per l'impollinazione, hanno offerto loro una quota di polline, non per 'altruismo' ma per tornaconto; simile offerta diminuiva i costi e l'aleatorietà dell'impollinazione a distanza: si potrebbe parlare di scambio di cibo contro servizi. 

L'impollinazione entomofila ha coinvolto la comparsa di fiori bisessuati - o, in alternativa, la comparsa di infiorescenze bisessuali - presso la maggior parte delle Angiosperme.

La specializzazione entomofila dei fiori è poi andata progredendo: i fiori richiamano gli impollinatori grazie ai petali colorati e profumati aventi forme ben riconoscibili a distanza e offrono, a quegli insetti che non mangiano polline, abbondante liquido zuccherino (nèttare): presso molte farfalle l'apparato buccale si è modificato in modo da poter suggere questo liquido. I fiori delle Labiate (lavanda, salvia, menta...) e di molte altre specie offrono all'insetto impollinatore un posatoio congegnato in modo tale che, mentre esso sugge il néttare, le antere lo spolverano di polline (fig. ). Tra le Monocotiledoni ed in particolare presso talune orchidee ed Aracee sono evoluti sistemi di impollinazione molto singolari (e fraudolenti): le orchidee (dei generi Ophris, Orchis e altri) adescano l'insetto imitando l'odore e l'aspetto della loro femmina e poi gli appiccicano addosso i sacchetti contenenti il polline (fig. ).

Certe aracee usano trucchi non meno complessi per assicurarsi la visita degli insetti: attirati dall'odore di carne guasta che emana dalle infiorescenze, certi ditteri accorrono e vengono imprigionati nella spata per venir poi liberati quando i fiori femminili sono pronti a ricevere il polline di cui i prigionieri si sono impolverati .

Molte piante non possono riprodursi in assenza dell'insetto specializzato a impollinare i loro fiori - servizio oggi compromesso dall'abuso di insetticidi. Il fico nostrano (Ficus carica) offre al moscerino Blastofaga un ricovero nel quale può entrare solo lui, e alle tre fioriture estive della pianta corrispondono altrettante generazioni dell'insetto.

Se i fiori si sono specializzati in rapporto all'impollinazione entomofila, anche molti insetti impollinatori si sono modificati. Molti di essi, ad esempio, riescono a mantenersi fermi in volo mentre con la lunga proboscide suggono il nèttare da fiori che non offrono appoggio al loro corpo, alcuni riescono persino a volare all'indietro. I Sirfidi tra i ditteri e gli Sfingidi tra le farfalle si esibiscono in queste insolite acrobazie: è frequente vedere i primi che volano in pieno sole, mentre è più raro scorgere gli sfingidi che volano solo al crepuscolo attirati dall'intenso profumo e dall'abbondante nettare dei fiori che schiudono all'imbrunire apposta per loro.

Allo stesso modo sanno volare i colibrì (uccelli mosca) che impollinano le Orchidee, le Bromeliacee e talune Solanacee delle foreste pluviali del Nuovo Mondo, e persino certi pipistrelli che vivono in quegli stessi luoghi (fig.).

L'affollarsi di tanti insetti intorno ai fiori ha avuto una conseguenza evolutiva singolare: molti ragni e molte mantidi si sono specializzati nel predare gli impollinatori: attendono in agguato sui fiori, mascherati da un mimetismo di forma e colore grazie al quale si confondono con i petali.

Infiorescenze

I fiori sono spesso raggruppati in infiorescenze: a tutti è accaduto di ammirare i grappoli, o racemi del glicine e della robinia, la pannocchia dell'ippocastano, l'ombrella del finocchio e della carota, il capolino delle margherite (fig.). Le infiorescenze unisessuali a spiga delle Fagali, delle Salicali, delle Urticali sono chiamate amenti o gattini.

L'infiorescenza delle varie specie di Ficus rappresenta un caso estremo poiché le varie sorte di fiori maschili, femminili ed ermafroditi restano chiusi entro la coppa formata dall'asse carnoso: solo un piccolo foro dà adito all'insetto impollinatore. Un fico somiglia tanto poco ad un fiore che antichi naturalisti, Linneo compreso, ritenevano che la pianta producesse direttamente i frutti.

Esempio di coevoluzione; il fiore di salvia possiede una corolla che funge da vera e propria pista d'atterraggio per l'insetto che nel giungere al nettario si sporca di polline che poi porterà ad un'altra pianta

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Tutte le composite presentano moltissimi fiori inseriti sul ricettacolo; si parla di infiorescenza a capolino 

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Molti pipistrelli si nutrono di polline o di nettare di alcune piante e sono fondamentali per la fecondazione delle stesse 

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Sezione di fico, attraverso cui si vedono le infiorescenze

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