Tra i Dryopithecini, scimmie fossili ritenute progenitrici dei Pongidi e degli
Ilobatidi, la specie meglio conosciuta è Dryopithecus (Proconsul)
africanus del Miocene inferiore del Kenia.
Questa scimmia era moderatamente specializzata nella brachiazione ed aveva anche
dentatura poco specializzata; per il resto doveva somigliare a un piccolo
scimpanzè.
Da Dryopithecus (Proconsul) africanus, sembrano derivati i
Ramapithecini (talvolta attribuiti alle famiglie degli Ominidi) che da esso
differivano per la conformazione delle arcate dentarie che hanno rami laterali
arcuati di tipo umano, anziché diritti e paralleli come nei Pongidi.
I fossili dei Ramapitecini sono stati rinvenuti in vari paesi d’Europa, in Asia
minore, in India; si presume che da questi primati siano derivati l’orango e
forse una specie indo-cinese di colossali dimensioni (si stima che pesasse
attorno ai 300 kg) chiamata Gigantopithecus.
Dello scheletro degli arti e del tronco dei Ramapitecini poco si sa, quindi a
proposito di essi si possono fare varie congetture, anche quella che da essi
siano derivati i primi
Australopitecini, primati dell’Africa australe,
ritenuti concordemente antenati dell’uomo moderno.
Comunque, in merito agli Australopiteci, l’ipotesi che più merita attenzione è
che essi siano derivati da brachiatori poco specializzati che conservavano
invariata la struttura primitiva della mano, e il pollice opponibile in
particolare, ma avevano evoluto l’articolazione del femore sul bacino che
permette la stazione eretta. Questi primati, obbligati a vivere in ambiente di
boscaglia o di savana, avrebbero subito assunto l’andatura bipede senza passare
attraverso uno stadio simile a quello che si osserva negli attuali pongidi. Tale
soluzione presenta due vantaggi assai grandi: vedere più lontano e procedere più
sicuramente con le mani libere nel groviglio delle erbe.