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Le emozioni

Le emozioni hanno sempre attirato l'attenzione degli psicologi e dei moralisti per il loro aspetto incoercibile : l'ilarità fa esplodere risate irrefrenabili e la collera può far compiere furiose aggressioni a una persona mite, reazione del tutto contraria ai suoi principi.

Descartes (1596-1650) ha dibattuto la questione in termini scientifici e duecent'anni dopo Claude Bernard (1813-1878) l'ha trattata sotto il profilo fisiologico. Nei decenni seguenti se n'è parlato poco poiché agli studiosi di psicologia comparata è sembrato un arbitrio l'attribuire agli animali le emozioni cui va soggetto l'uomo. Finita la seconda guerra mondiale il comportamento aggressivo è stato portato al centro dell'interesse, poiché era diventato drammaticamente chiaro che esso poteva portare alla fine dell'intera umanità.

Per orientarsi sui rapporti tra comportamento e fisiologia un filo conduttore può essere offerto - una volta di più - dal confronto tra la tecnologia del vivente e la tecnologia delle macchine.

Claude Bernard ha saputo dimostrare, nel secolo scorso, che il susseguirsi di reazioni fisiologiche che accompagnano l'insorgere della paura e della collera ha lo scopo di mobilitare tutte le risorse dell'organismo. Le reazioni vasomotorie provocate dalla scarica di adrenalina sono numerose e coordinate : si riduce la circolazione cutanea attraverso la vasocostrizione periferica (pallore) mentre aumenta l'irrorazione dei muscoli e di alcuni organi interni. La spremitura della milza accresce la massa degli eritrociti circolanti mentre la dilatazione dei bronchi agevola la ventilazione polmonare e quindi gli scambi gassosi, poiché nel contempo aumenta la gittata cardiaca. Aumenta anche la coagulabilità del sangue, circostanza che, insieme con la vasocostrizione periferica, limita le conseguenze di eventuali ferite superficiali. Parallelamente si riduce la sensibilità dolorifica e cresce la rapidità delle risposte motorie.

Il dispositivo messo in luce dal grande fisiologo francese ha trovato imitatori (involontari) presso i costruttori di motori. Alcuni autocarri sono muniti di un dispositivo che accresce la potenza del motore allorché il veicolo deve affrontare una forte pendenza a pieno carico; anche il motore (a pistoni) di certi aerei da caccia era munito di un dispositivo di sovralimentazione da inserire in vista di un combattimento. Superata l'emergenza il camionista o il pilota disattivano il dispositivo per non rovinare il motore. Anche la macchina fisiologica, finito il pericolo, ritorna al ritmo di base: star sempre sotto pressione riduce le prospettive di vivere a lungo.

Il nodo dell'intera questione sta nel capire come l'organismo registra in modo non consapevole e non ragionato l'emergenza, o il pericolo, e scatena la mobilitazione generale, mobilitazione del tutto fuori dal controllo volontario.

Non è errato e nemmeno semplicistico ammettere che durante l'esecuzione di un programma il sistema nervoso commisuri, in modo del tutto inconscio, le risorse fisiche alle difficoltà che si susseguono: allorquando un ostacolo difficilmente superabile si para dinnanzi, questo sistema provoca la scarica di adrenalina e con essa il corteo di reazioni fisiologiche sopra descritte: il soggetto prova collera. Sperimentare in proposito non è difficile (ma non sempre consigliabile) : basta intralciare chi sta eseguendo un lavoro urgente e delicato, basta ostacolare un autista che sta eseguendo un sorpasso, per vedere questi soggetti in preda alla collera, per renderli aggressivi.

Anche l'insorgere della paura trova spiegazioni semplici: ogni e qualunque programma è governato dall'afflusso di certe informazioni sensoriali; se qualcuna di esse viene meno, la paura insorge automaticamente. Sorge ad esempio quando si sente mancare la terra sotto i piedi mentre si corre, quando un improvviso frastuono nasconde un fievole richiamo che si sta seguendo, quando non si rintraccia nell'archivio mnemonico la risposta da dare a un quesito. La reazione fisiologica alla paura è duplice. Da una parte l'arresto del programma, e quindi l'immobilizzazione (se possibile), dall'altra la ricerca di un percorso alternativo e la fuga.

Naturalmente gli esempi esposti forniscono solo un filo conduttore per la comprensione degli stimoli che innescano le emozioni. Non occorre spingere oltre questo esame; in questa sede basta aver chiarito che l'insorgenza delle emozioni è al di fuori del controllo volontario. Ciò comunque non esclude che un controllo volontario possa inibire, non le reazioni fisiologiche, ma le reazioni aggressive, o, quantomeno, che possa agire sulla misura delle reazioni aggressive. 

 

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