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Orientamento

Scelta e regolazione delle traiettorie

Non è errato affermare, parafrasando un antico proverbio, che i bisogni sono il motore di ogni comportamento. I bisogni sono molto diversi a seconda delle esigenze proprie della specie e delle situazioni particolari in cui si trova l'individuo, c'è però un fatto che li accomuna tutti: la necessità di raggiungere la fonte ove può essere ristabilito l'autocontrollo di un parametro biologico, la necessità cioè di raggiungere il luogo ove il bisogno può essere appagato, bevendo, riscaldandosi, nutrendosi, e via dicendo.

A tal fine l'organismo deve individuare il segnale proveniente dalla fonte e seguire una adeguata traiettoria per raggiungerla.

Se dalla fonte non parte alcun segnale che l'animale possa utilizzare, l'unica strategia possibile è quella di muoversi a caso. Ad esempio quando si solleva e rovescia una grande pietra si espongono al calore e alla luce del sole decine di animali che stavano rifugiati là sotto, e che rischiano di morire disidratati o vittime di predatori di passaggio. In queste circostanze i Vertebrati ben equipaggiati con organi di senso e memoria si dirigeranno verso un altro rifugio a loro noto, ma la folla di artropodi si muoverà in direzioni scelte a caso, rallentando però la fuga a mano a mano che la luce si attenua e l'umidità cresce (chinokinesi): i più fortunati, e resistenti, si ritroveranno sotto la protezione di un altro sasso, di un tronco, in una buca.

Recezione ed elaborazione di segnali chimici

Le molecole di una sostanza solubile che si trova sospesa nel solvente, nel passare in soluzione, si espandono, a partire dall'origine, secondo i raggi di una sfera (o di una emisfera nel caso che la sostanza che si scioglie riposi sul fondo). Il fuoco di massima concentrazione sarà situato al centro della figura geometrica (fig. 2, A). Questa proprietà, ovviamente, riguarda anche le sostanze che fungono da segnale per un qualche organismo. Sicché un vivente che tenta di raggiungere la fonte di quello stimolo deve necessariamente risalire il gradiente di concentrazione.

Se però nell'ambiente vi è un flusso direzionale, allora le molecole si distribuiranno secondo un ellissoide, o un mezzo ellissoide, allungato e la massima concentrazione (e fonte dello stimolo) si troverà nel fuoco dell'ellissoide situato a monte. Al limite, se il flusso è rapido (in un fiume, in una località battuta da vento costante) le molecole si distribuiscono secondo una sorta di tunnel, ad una estremità del quale si trova la fonte (fig. 2, B, C).

I modelli cibernetici della omeorresi permettono di chiarire che nei primi due casi la traiettoria che un organismo segue per raggiungere la massima concentrazione risponde a una regola molto semplice: non appena l'intensità del segnale si riduce, sterzare di un angolo fisso (fig. 3). Se l'ambiente non è turbolento, la traiettoria apparirà come una linea spezzata simile a una grossolana spirale

Il programma da effettuare appare molto semplice, tuttavia la faccenda presenta un punto critico: il sensore segnala il numero di molecole con cui esso interagisce nell'unità di tempo, mentre la sterzata dev'essere comandata da una variazione in meno di questo numero (cioè dalla derivata negativa dell'intensità del segnale). Ciò è possibile solo se viene effettuato un confronto tra il segnale all'istante e il segnale ricevuto un momento prima. Che questo confronto possa avere luogo all'interno di una cellula è del tutto verosimile, cosa avvenga in realtà è per ora solo oggetto di ipotesi.

 

La recezione della luce e l'orientamento conseguente

 La luce è tra le forme di energia più diffuse in questo nostro mondo, e da essa dipendono, ovviamente, tutti gli organismi fotoautotrofi; da essa dipendono però in un qualche modo anche gli altri organismi i quali o la ricercano, o la fuggono. Presupposto per la percezione della luce è che esista un fotopigmento che si decompone alla luce. Tale decomposizione libera energia, e questa energia può innescare un qualche comportamento. Un fotopigmento presente dai batteri fino ai Vertebrati è la rodopsina. La molecola di questa sostanza è formata da un'aldeide (derivata da un idrocarburo carotenoide) di color rosso, il retinale, e da una proteina, la opsina, la cui struttura si conserva, sia pure con molte variazioni, da un capo all'altro della scala dei viventi. Sotto l'azione della luce il retinale cambia forma distaccandosi in parte, o del tutto, dal supporto proteico e ciò genera un segnale interno, di natura elettrica; appositi enzimi ridanno alle molecole di rodopsina la loro forma primitiva a mano a mano che esse si distaccano. Se però il processo di decomposizione prevale su quello di resintesi si verifica l'abbagliamento del recettore (o dell'occhio); l'abbagliamento è analogo alla saturazione che rende inutilizzabili i recettori olfattivi in un ambiente saturo di una sostanza odorosa.

Gli organismi unicellulari, come l'euglena della figura, dispongono di un sensore impari schermato in modo da ricevere la luce solo da una parte; gli organismi pluricellulari hanno organi visivi pari, schermati allo stesso modo.

 Il dirigersi verso la luce (fototassi positiva) è guidato, in tutti i microorganismi muniti di un solo sensore, da un programma molto semplice: "se l'intensità del segnale diminuisce, sterza di un angolo fisso". Il fuggire della luce (fototassi negativa) è sorretto da un programma inverso: "se l'intensità del segnale aumenta, sterza di un angolo fisso".

 Presso gli organismi muniti di due fotorecettori o di due occhi pari il programma per dirigersi verso la luce, dipende dal confronto tra l'intensità registrata da una parte e dall'altra: "se vi è discrepanza l'organismo sterzerà dalla parte del recettore che riceve il segnale più forte".

Il paramecio, nei pressi di una bolla di CO2, si muove a caso; quando la concentrazione è troppo alta egli ruota di un certo angolo, allontanandosi (chemiotassi negativa)

 

 

fig. 2

 

fig. 3

 

 

Macchina che risponde con una reazione di avvicinamento o di allontanamento nei confronti di uno stimolo luminoso

 

Euglena che si orienta verso la luce (fototassi positiva)

 

 

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