Nei
Metazoi che dispongono di sistema nervoso e di occhi complessi e
che possono effettuare l'analisi dei segnali luminosi e compiere
reazioni motorie precise, l'orientamento diventa più raffinato,
soprattutto per le lunghe migrazioni.
Un modo di orientarsi verso una
meta consiste nel muoversi, come fanno i beduini nel deserto e i
piloti di modeste imbarcazioni, lungo una linea immaginaria che
forma un angolo con una sorgente di luce situata a distanza
praticamente infinita: sole, luna, oppure una particolare
costellazione quando si vola di notte. Durante la navigazione
questo angolo dovrà variare in modo da compensare il moto
apparente degli astri.
Simile comportamento, peraltro,
non funziona se il cielo è troppo coperto. Ha anche una
conseguenza singolare: in presenza di una sorgente di luce
artificiale (che si trova a distanza finita, e non a distanza
'infinita' come è il caso degli astri) gli insetti si muovono sì
con angolo fisso rispetto alla sorgente, ma finiscono col
descrivere una spirale che a poco a poco li porta a ridosso
della lampada dove restano bruciati (a meno che i pipistrelli,
che usano volare intorno ai fanali cittadini dove si addensano
le loro prede, non li abbiano mangiati prima).
Il comunicare tra organismi conspecifici
In
un'agenzia la gente si affolla agli sportelli, i telefoni
squillano, vengono sfogliati orari, annuari, cataloghi, il Fax
butta fuori i fogli ancora caldi, in alto un monitor acceso
elenca cifre e più sotto il ticchettio di una telescrivente :
ognuno ricerca o eroga informazioni. Internet è diventato il
pane quotidiano di ogni giovane. Della posta elettronica non si
può fare a meno. Comunicare che passione umana!
In una quieta notte di fine
primavera in un prato di collina brillano le lucciole, stridono
i grilli, mentre l'usignolo inizia a cantare, pallide farfalle
notturne si corteggiano attratte dal reciproco odore, un
topolino caduto dal nido richiama con ultrasuoni la madre che
era uscita a foraggiare, mentre i fiori che schiudono alla sera
richiamano col profumo, che promette nèttare, le sfingi
notturne; piccoli mammiferi si ricercano tra l'erba. Comunicare,
che necessità universale!
Letterati d'inclinazione
romantica trovano empio il dissezionare questi comportamenti
nelle loro cause fisiologiche e analizzare strategie, segnali e
traiettorie, disseccando così, a loro parere, la poesia della
natura. Sennonché la poesia la fanno i poeti, animali e piante
sbrigano le loro faccende con maggiore o minore discrezione,
proprio come la gente che va e viene nell'agenzia.
Gli animali
comunicano tra loro in vista dell'accoppiamento. Più
spesso è la femmina che emette un segnale che ha in esclusiva:
il maschio che dispone degli adatti recettori risale verso il
fuoco di massima intensità del segnale dove trova la femmina in
attesa e dove, eventualmente, altri maschi l'hanno preceduto.
Nel caso in cui la femmina è monogama, evenienza non rara presso
gli insetti, essa dopo la fecondazione emette un segnale di non
disponibilità che allontana i corteggiatori ritardatari. A volte
è il primo maschio che la segnala come 'non disponibile'
marcandola con una speciale secrezione.
Quando gli animali comunicano
utilizzando il canale olfattivo, il programma ha le stesse
caratteristiche di quello che consente l'incontro dei gameti o
il reperimento del cibo.
Quando gli animali comunicano
mediante segnali acustici, cioè sul canale auditivo, diventano
allora importanti la frequenza e la cadenza del segnale. Tanto è
vero che se un grillo viene tenuto a temperatura inferiore a
quella dell'ambiente, la frequenza e il ritmo del suo segnale
calano, e i suoi conspecifici non lo riconoscono più. Se
altrettanto avvenisse ad un faro i naviganti non lo
riconoscerebbero restando disorientati: ogni faro ha una sua
cadenza e un suo colore che lo rendono inconfondibile.
Un esempio concreto dell'efficienza
dei richiami chimici la si può ricavare dall'etologia di
certi coleotteri che vivono nel deserto.
Nei deserti, a causa delle
scarse risorse alimentari, la fauna è diluita su superfici
immense, ciononostante si è potuto osservare che attorno a una
femmina di coleottero in procinto di deporre le uova si
affollano vari maschi giunti anche da chilometri di distanza. La
capacità da parte di un animale tanto piccolo di emettere
richiami efficaci a così grandi distanze ha reso perplessi i
naturalisti che hanno avanzato spiegazioni fantasiose.
Il
chiarimento del problema, giunto alcuni decenni fa, è risultato
molto semplice. La femmina emette in particolari ore del giorno
molecole odorifere (o
feromoni)
che il vento trascina e distribuisce lungo uno stretto e lungo
ventaglio. I maschi, che in quelle ore stanno in attesa,
percependo anche una singola molecola (mediamente ne occorrono
2-3) che raggiunge le loro antenne
1 si levano in volo
contro vento e contro vento procedono finché continuano a
recepire il segnale. Se il segnale cessa, l'insetto - che
percepisce la direzione del vento grazie ai recettori meccanici
posti alle basi delle antenne - si posa rivolto contro vento e
attende che esso si rinnovi.
Così di balzo in balzo il
maschio si avvicina alla fonte del feromone. Di solito avviene
però che i suoi recettori antennali per queste molecole si
saturano in prossimità della meta: da quel momento il maschio ha
come guida un secondo feromone prodotto anch'esso dalla femmina,
ma meno volatile e meno concentrato del primo: questa sostanza
può produrre anch'essa saturazione a distanza ravvicinata;
intervengono allora i segnali visivi ed infine quelli tattili
che guidano all'accoppiamento (atto 'consummatorio'). Le
molecole dei feromoni sono in genere derivati di idrocarburi
poliinsaturi della serie aromatica o alifatica di forma molto
complicata. La complicazione è in rapporto col fatto che la
molecola dev'essere posseduta in esclusiva da ciascuna specie,
cioè specie-specifica, al fine di evitare falsi riconoscimenti e
quindi sterili ibridazioni o vani tentativi di ibridazione; essa
deve inoltre poter volare lontano, meglio se associata ad altre
molecole della stessa sostanza in modo da formare fragili 'piume'.
Quando una piuma composta di qualche decina di molecole
raggiunge i recettori antennali provoca una scarica multipla
alla quale nessun maschio può resistere.
Il messaggio costituito dai
feromoni, parallelo a quello degli
ormoni, viene facilmente codificato nel patrimonio genetico
: un sesso produce una molecola volatile sintetizzandola
mediante una batteria di enzimi, l'altro sesso porta sui
recettori olfattivi macromolecole in grado di 'riconoscere' la
prima accogliendola entro una cavità complementare alla sua
forma. Grazie all'eccitabilità del
recettore, il
riconoscimento dà origine ad un segnale elettrico che innesca il
programma motore.
Lo schema del funzionamento è
semplice e, fino a che non compare una mutazione che altera la
forma di una delle due molecole, rimane del tutto affidabile.
Nel corso dell'evoluzione è
accaduto più volte che il sistema dei richiami sessuali sia
passato dal canale olfattivo sul canale visivo.
Causa di questo trasferimento è stata per lo più
l'impossibilità per l'animale di seguire la strategia che
conduce al fuoco di massima concentrazione del segnale .
Poiché gli occhi ricevono
insieme al segnale utile per dirigere il comportamento molti
segnali che non hanno rilievo (un corpo che si muove nella
chioma di un albero, una palla che rotola tra l'erba) non basta
avere buona vista, occorre avere un sistema nervoso che riesca
ad azzerare i segnali superflui e integrare e analizzare quelli
che contano. In termini tecnici si suole dire che il canale
visivo è molto disturbato e che occorre estrarre il segnale dal
rumore mediante una complessa elaborazione dell'afferenza
sensoriale 2.
Il sistema di solito, piuttosto
precario, viene reso affidabile dal succedersi di verifiche
incrociate tra maschio e femmina; tali verifiche costituiscono
il 'corteggiamento prenuziale' e il 'comportamento nuziale'.
Questo sistema ricorda quello delle 'parole d'ordine' che
aumentano l'affidabilità del controllo effettuato dai
sorveglianti che inibiscono agli estranei l'ingresso ad un luogo
protetto.
In molti pesci, negli uccelli,
in molti primati, il corteggiamento è ritualizzato in modi assai
singolari. Va però notato che il corteggiamento ha spesso altre
due funzioni accessorie, ma importanti: mettere i partner in
sintonia fisiologica in vista dell'accoppiamento e ridurre
l'eventuale aggressività di uno dei due partner. Nel caso dei
ragni la cui femmina, molto più grande, considera il maschio
come una possibile preda , la riduzione dell'aggressività è
indispensabile.
Comportamento per evitare la
predazione
Gli animali per sfuggire alla predazione mettono in atto alcune strategie che sono pressochè
universali: non dare notizie di sè o darle ingannevoli.
Un comportamento non raro da
osservare è quello di 'fare il morto', tecnicamente indicato col
nome di tanatosi. Molti insetti attuano la tanatosi, ma
la attuano anche alcuni vertebrati; l'opossum, un marsupiale
americano, è divenuto proverbiale per il modo in cui simula
ostinatamente la morte. Alla volpe si attribuisce un ricco
repertorio di trucchi, in parte leggendari, ma è certo che essa
sa fingersi morta per lasciare avvicinare qualche animale
sprovveduto (in questo caso però non si tratta di comportamento
difensivo).
Il rospo minacciato dalla
biscia si gonfia, realizzando quella che si chiama
iperstrutturazione della forma, e così scoraggia
l'aggressore. Altri vertebrati rizzano il pelo o le penne
assumendo un aspetto terrifico.
Altri animali danno invece
false informazioni di sè, destrutturando la forma, oppure il
comportamento. La più comune destrutturazione della forma
consiste nel confonderla con lo sfondo contro cui l'animale si
muove: striatura nelle zebre, nelle tigri, nelle iene; pezzatura
e punteggiatura nelle giraffe e nel giaguaro. Pancia bianca e
dorso azzurro nei pesci conseguono lo stesso effetto. Le macchie
simili a occhi situate presso la coda in altri pesci, e anche in
crostacei e molluschi ingannano il predatore sulla direzione in
cui la preda fuggirà. Per quanto riguarda la destrutturazione
del comportamento è noto il trucco (derivante da un
comportamento conflittuale) che certi uccelli mettono in atto
fingendosi feriti, attirano così su di sè l'attenzione di una
serpe che minaccia la nidiata. Il cane che strofina il collo su
di una carogna in decomposizione maschera, a modo suo, il
proprio odore (anche in questo caso il comportamento non è
difensivo).
Non è fuor di luogo notare che
pure l'uomo che teme di trovarsi in ambiente ostile tende a non
farsi notare, o si gonfia: 'voi non sapete chi sono io', -
oppure destruttura il proprio comportamento come fa il principe
Amleto nella propria casa, ove lo zio gli ha ucciso il padre:
"c'è un metodo nella sua follia" osserva Polonio.