Nell'elenco delle proprietà che accomunano tutti i viventi compare quella di essere sede di un flusso di energia, la quale opportunamente trasformata, consente lo svolgimento delle funzioni essenziali all'organismo. Qual è, in proposito, la situazione dei
Procarioti?
Per rispondere a questa domanda hanno lavorato con abilità molti microbiologi, fin dalla seconda metà dell'Ottocento, epoca in cui la loro disciplina cominciava a svilupparsi. I risultati delle ricerche sono stati sorprendenti: i batteri
attingono ad una varietà molto grande di fonti di energia. Alcuni utilizzano direttamente la luce solare e sono quindi fotoautotrofi, altri invece catalizzano svariate reazioni inorganiche che liberano energia, e ne usufruiscono e sono quindi da classificare come chemioautotrofi, mentre i più utilizzano l'energia di legame chimico esistente nei composti organici sintetizzati da altri viventi, e sono quindi eterotrofi .
Va chiarito inoltre che per il metabolismo di una parte dei procarioti l'ossigeno è indispensabile (come è indispensabile per tutti gli animali e piante più progrediti) e questi microorganismi vengono designati come aerobi; altri microorganismi procarioti, invece, vengono danneggiati dall'ossigeno, pertanto il loro metabolismo ne fa a meno ed essi vivono là dove esso manca: questi microorganismi vengono designati come anaerobi. La distinzione tra specie aerobie e anaerobie non è netta poichè tra le une e le altre si situano microorganismi che tollerano la presenza dell'ossigeno, e magari l'impiegano per liberare energia mediante
processi di ossidoriduzione, ma che possono farne a meno: questi organismi vengono indicati come
aerobi facoltativi.