Il flagello della cellula eucariote (fig. 1) è una minuscola macchina elegante e piuttosto complicata che in epoca assai remota ha presto raggiunto una struttura perfetta ed efficiente, sicché nel corso dell'evoluzione successiva non ha subito importanti modificazioni: lo troviamo infatti pressoché identico nei protisti più primitivi e nei vertebrati più evoluti la cui comparsa dista almeno un miliardo di anni.
Solo la microscopia elettronica (fig. 2) ha permesso di comprendere l'organizzazione di questa struttura che ha un diametro di circa 200 nm e una lunghezza che di solito si aggira sui 10-20 mm. Al centro dell'asse si trovano due microtubuli formati da tubulina intorno ai quali sono disposti, con angolatura e distanza eguale, nove microtubuli doppi.
Tra questi doppietti sono intercalate a distanze regolari grosse molecole di dineina, proteina capace di catalizzare la nota reazione:
ATP
→ ADP + P e liberare energia.
L'energia liberata causa lo scorrimento reciproco dei doppi microtubuli: siccome questi sono vincolati l'un l'altro e con il
plasmalemma, lo scorrimento provoca la torsione del flagello. Grazie alla geometria dell'asse flagellare e al preciso distanziamento delle macromolecole di dineina la torsione si propaga dalla base verso l'apice in modo da generare un movimento elicoidale dell'intera struttura, che spinge l'acqua circostante.
Il flagello eucariote si innesta sempre su un
centriolo (fig. 3) , organulo fatto a mo' di maccheroncino che di solito porta un asse centrale circondato da 9 terzetti di microtubuli che trapassano poi nei 9 doppietti
del flagello .
Alcuni gruppi di protisti recano sul flagello sottili appendici laterali che ne modificano il rendimento; sono dette
mastigonemi.
Figure
