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La fotosintesi

Prenderemo ora in considerazione il flusso di energia che percorre  gli  organismi autotrofi grazie alla fotosintesi clorofilliana.

La  fotosintesi è un processo biochimico alquanto complicato che è stato chiarito nelle sue grandi linee tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento. Il processo venne dapprima riassunto nella reazione :

 

 6 CO2 +  6H2O   +   luce         CH12O6    +    6 O  [1]

 

che si legge: nel corso della fotosintesi l'anidride carbonica interagisce con l'acqua e, grazie all'apporto energetico della luce e alla catalisi operata dalla clorofilla si trasforma in glucosio con liberazione di O2 .

Ricerche più recenti hanno dimostrato che la reazione base ha andamento più complesso  e che conviene scrivere la formula riassuntiva nel modo seguente :

 

  6  CO2   +  12 H2O +   luce   C6H12O  +  6 O  +  6  H2O    [2]

 

allo scopo di mettere in evidenza che l'ossigeno che si libera durante la fotosintesi deriva dalla scissione di molecole d'acqua e non è quello contenuto nelle molecole dell'anidride carbonica.

Tuttavia neppure questa seconda formula riassuntiva dà una soddisfacente idea dell'intero processo fotosintetico, che è stato chiarito anche nei suoi aspetti energetici solo intorno al 1965. E' opportuno in questa sede entrare in particolari, non per il gusto di allineare formule chimiche, ma per chiarire il modo in cui procedono certi processi di biochimica dinamica all'interno delle cellule.

Protagonista della fotosintesi è la clorofilla, la cui molecola è formata dal grosso e complicato anello policiclico delle porfirine dal quale si diparte una lunga catena idrocarburica .

La clorofilla attivata dalla luce catalizza la reazione : 

 

H2O + NADP + ADP + P + fotoni NADPH– + ATP + H+ + 1/2O2+e- [3]

 

Questa reazione si legge così: la luce provoca la scissione dell'acqua nei suoi componenti nonché l'ionizzazione dell'H in H+ più elettroni  e-   i quali trasformano l'accettore di elettroni NADP in NADPH-; l'energia liberata provoca inoltre la fosforilazione  dell'ADP in ATP.

Il potenziale riduttivo del NADPH-  e l'energia immagazzinata dell'ATP azionano poi la macchina della riduzione della CO2 .

L'aspetto energetico della fotosintesi può essere riassunto anche nel modo seguente: la clorofilla eccitata dai fotoni si comporta come una pompa che sottrae elettroni a un datore (l'acqua) per trasferirli a un accettore: il flusso di elettroni così generato accumula energia e potenziale riduttivo rispettivamente nei sistemi  ADP /ATP  e   NADP / NADPH.

L'energia accumulata nel legami degli ATP e dei NADPH, viene utilizzata per costruire molecole organiche in un ciclo che prende il nome di Ciclo di Calvin-Benson, dai loro scopritori. La figura riassume l'andamento energetico e chimico della fotosintesi ed indica i nomi e le caratteristiche di un certo numero di sostanze chimiche che intervengono nelle varie tappe del processo. Non è indispensabile mandare a mente i nomi e le proprietà di tutti i protagonisti, è però importante cogliere il quadro d'insieme e rendersi conto che l'organizzazione dei catalizzatori rende l'apparato fotosintetico molto simile a un macchinario molecolare minutissimo ed efficientissimo: quando il bisogno energetico della cellula aumenta essa risponde, non già aumentando le dimensioni dei macchinari (come fanno certe industrie create dall'uomo), ma moltiplicando i macchinari stessi, cioè le macromolecole enzimatiche e gli organuli che le contengono.

La fotosintesi nei Batteri  procede in modo alquanto diverso da quello qui descritto, poiché in essi la clorofilla non catalizza la scomposizione dell'acqua, bensì la scomposizione di H , SH  e di composti organici del tipo H2A. In questi casi non viene prodotto ossigeno che ha azione nociva sui componenti del citoplasma di questi organismi. Nei Cianobatteri, e nei Chlorobi  invece, i quali dispongono di un dispositivo che neutralizza gli effetti nocivi dell'ossigeno, la fotosintesi procede come sopra descritto.

 

Fotosintesi e composizione dell'atmosfera.

La produzione di O 2 da parte dei Cianobatteri nel volgere di due miliardi di anni ha modificato la composizione dell'atmosfera che prima era priva di questo gas. I dati geologici sulla composizione chimica dei sedimenti indicano che intorno a un miliardo e mezzo di anni fa la concentrazione di O2  ha raggiunto in molti luoghi del pianeta una concentrazione pari circa a un centesimo di quella attuale.  A  questa concentrazione  per le cellule diventa  possibile  e  conveniente la  respirazione che ha un rendimento diciotto volte maggiore di quello della fermentazione.

 Si presume che le prime cellule eucariotiche siano comparse appunto circa 1500 milioni di anni fa e che da quel momento le  alghe  e poi  le  piante abbiano contribuito anch'esse a modificare l'atmosfera. Circa 500 milioni di anni fa nell'atmosfera l'ossigeno ha raggiunto i valori attuali: un quinto circa in volume, quasi un quarto in peso. Una massa enorme, calcolata in 5100 miliardi di tonnellate,  tuttavia questa massa non è stabile, si calcola che ogni 5000-6000 anni tutto l'ossigeno molecolare esistente venga riciclato dagli organismi viventi. Purché, naturalmente, non intervengano cospicui aumenti del consumo di questo gas per effetto di combustioni di materiali fossili, nonché riduzione della sua produzione a sèguito della distruzione dei vegetali fotosintetici.

 

Flusso di energia e flusso di informazione.

L'energia oltre ad azionare la motilità e la sintesi di composti organici della cellula, svolge un secondo ruolo nella fisiologia degli organismi viventi: quella di convogliare l'informazione relativa alle condizioni che vigono all'esterno dell'organismo, agendo sui recettori di senso. Questa azione è alla base del capitolo della fisiologia che concerne la cosiddetta 'vita di relazione'.

I recettori di un organismo hanno compiti complessi, qui verrà presa in considerazione soltanto la loro funzione di 'trasduttori di energia' grazie alla quale trasformano energia luminosa, elettrica, chimica, meccanica, termica in segnali atti a dirigere il comportamento dell'organismo. In  altre  parole, verrà considerato solo il loro ruolo di sensori .

Una teoria generale sul ruolo dei sensori in biologia manca, si può tuttavia dire che gran parte dell'informazione sulle condizioni esterne proviene dall'azione che una certa forma di energia esercita sui sensori specifici, cioè sulle strutture atte a trasformarla.

La luce decompone un fotopigmento, l'energia meccanica deforma una struttura della cellula, una variazione di temperatura modifica una porzione della membrana plasmatica: in tutti questi casi varia il potenziale di membrana e viene generato un segnale elettrico  che l'organismo può elaborare ed utilizzare per reagire.

Talvolta i sensori segnalano la presenza di una sostanza chimica inerte, il benzene ad esempio. Ciò sembra contraddire l'affermazione appena fatta, ma non è difficile persuadersi che anche in questo caso si verifica una variazione di potenziale che genera un segnale.

Le cose si svolgono pressappoco così: in ogni cellula esistono molecole enzimatiche che pompano certi ioni verso l'esterno e altri verso l'interno e ciò produce una differenza di potenziale transmembrana di alcuni millivolt (v. § 4.6). Le molecole inerti, ma di forma e dimensioni adatte, possono intasare i varchi attraverso i quali transitano questi ioni sicché, anche in questo caso, compare una variazione di potenziale che può essere trasmessa  come segnale interpretabile come presenza della molecola in questione.

Su questo meccanismo, del resto poco indagato, non vi è accordo completo. Resta comunque vero che sensori che rivelano la presenza di sostanze chimiche sono comparsi già presso gli organismi più antichi e più semplici e che i segnali da essi prodotti dirigono il movimento della cellula verso la maggiore concentrazione della sostanza, tassìe positive, o verso la minore concentrazione, tassìe negative.

Ruolo svolto dagli organismi fotoautotrofi e loro relazioni con gli altri viventi e con la materia inanimata

 

 

 

 

 

Assorbimento di energia da parte dei fotopigmenti

 

 

 

 

 

Schema semplificato della fotosintesi

 

 

 

 

 

Ciclo di Calvin-Benson

 

 

 

 

 

Fotosintesi nelle piante con foglie. La clorofilla assorbe l'energia luminosa; l'acqua giunge alle foglie tramite i vasi ascendenti, mentre l'anidride carbonica passa attraverso gli stomi per diffusione

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