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Assunti darwiniani

Le proposizioni darwiniane e la loro verifica.

Alle due proposizioni (tendenza di una crescita esponenziale di una popolazione e mortalità differenziale) Darwin ne aggiunse altre due che costituiscono il cuore della teoria dell'evoluzione. Una così suona:

Mortalità e prolificità differenziale degli individui che compongono una popolazione coinvolgeranno le generazioni future e saranno fattori di modificazione duratura e quindi di evoluzione, solo se i caratteri che rendono l'individuo più o meno efficiente hanno base ereditaria.

Darwin era profondamente convinto di quanto diceva, anche perché la proposizione è di per sé evidente, tuttavia la riprova sperimentale di questa affermazione si è avuta solo all'inizio di questo secolo.

Baur, ad esempio, ha dimostrato l'inefficacia della selezione naturale nei casi in cui le differenze considerate non hanno base ereditaria. Egli ha così proceduto: partendo da un singolo capostipite ha ottenuto per riproduzione asessuata una popolazione di protozoi ciliati geneticamente uniforme. Da questa popolazione ha prelevato quindi l'esemplare più piccolo e quello più grande e li ha posti separatamente in terreni di coltura identici a quello d'origine: da questi capostipiti tra loro tanto diversi sono derivate due popolazioni, in entrambe la grandezza media degli individui era la medesima ed entrambe erano eguali alla popolazione di provenienza. Esperimenti analoghi sono stati effettuati su popolazioni di piante aventi patrimonio ereditario uniforme, ottenendo sempre lo stesso risultato

Altre osservazioni sono state eseguite su popolazioni di organismi della stessa specie, dotati però di patrimonio genetico molto vario. In questi casi, se si utilizzano come riproduttori i plus-varianti - se si selezionano cioè riproduttori dotati di caratteristiche superiori alla media, da essi si ottengono popolazioni in cui dette caratteristiche sono esaltate. Il contrario avviene se si selezionano i minus-varianti. Da osservazioni simili effettuate empiricamente sin da tempi remoti derivano le pratiche di 'miglioramento' delle piante coltivate e degli animali domestici, in questo caso, si badi, il miglioramento corrisponde a una maggior aderenza alle richieste di mercato.

Le piante ottenute per via vegetativa (riproduzione asessuata) presentano variazioni dovute all'ambiente che non sono ereditarie. Se però le variazioni sono dovute a patrimonio genetico diverso, queste si mantengono nella progenie

La mutabilità

Darwin era anche ben consapevole del fatto che, affinché una popolazione possa continuare a trasformarsi generazione dopo generazione, in essa deve essere inerente una perpetua fonte di variabilità ereditaria, altrimenti, dopo che i processi selettivi hanno privilegiato tutti i fattori ereditari che rendono quella popolazione più idonea a quel dato ambiente e hanno quindi reso uniformi gli individui che la compongono, la popolazione stessa non sarà più in grado di rispondere ad altri eventuali mutamenti ambientali. Simile consapevolezza turbava profondamente Darwin perché la tesi non era efficacemente suffragata dalle conoscenze di allora intorno alla ereditarietà. Per colmare la lacuna il naturalista inglese studiò l'eredità in alcuni animali e piante senza però raggiungere risultati soddisfacenti, suggerì comunque uno speciale modello di trasmissione dei caratteri ereditari e di insorgenza di variazioni ereditabili. Quel modello, per quanto ingegnoso, non resse alle critiche dei contemporanei. Solo gli esperimenti di H. Muller (1927) sulla mutabilità indotta con radiazioni ultraviolette e ionizzanti e quelli di Charlotte Auerbach (1941), sulle mutazioni causate da sostanze chimiche permisero di documentare che la necessaria fonte di variabilità esiste sul serio e che quanto Darwin presumeva può essere trasformato in affermazione positiva: in ogni popolazione è inerente una mutabilità del patrimonio ereditario, e quindi una fonte di variabilità, grazie alla quale essa può adeguarsi a mutamenti continui e variati dell'ambiente. 

Questa proposizione basata a tutta prima su necessità esplicative, giustificata poi da dati empirici e sperimentali, è stata infine confermata da dimostrazioni teoriche. Il matematico von Neumann (1903-1957) ha dimostrato infatti nel suo teorema intorno agli automi autoriproducibili che questi debbono essere muniti di un programma genetico da trasmettere agli automi di nuova generazione dei quali esso dirigerà la formazione e il comportamento; l'esperienza empirica permette di aggiungere che non è pensabile una ininterrotta trasmissione di programmi (ereditari) in cui non subentri mai alcun errore (alcuna mutazione, in termini di genetica).

 

Le eccezioni alla regola

L'insieme di queste proposizioni, ciascuna esaurientemente verificata in sede sperimentale, e che non sembrano in alcun modo confutabili, ci garantisce che l'evoluzionismo riposa su basi altrettanto solide di quelle della teoria newtoniana della gravità.

Si dà però il caso che vi siano comportamenti che non quadrano con la teoria della gravità: non tutti i corpi gravi si dirigono verso il centro della Terra, ma gli uccelli si alzano in volo e le sonde spaziali fuggono addirittura dal campo gravitazionale del pianeta. Nessuno grida che Newton ha sbagliato tutto e i fisici spiegano senza difficoltà queste apparenti eccezioni.

Si dà il caso che si osservino eccezioni anche alla teoria dell'evoluzione.

Ad esempio, entro le popolazioni naturali si osserva un forte polimorfismo genetico; ebbene, in base alla lettura burocratica della teoria, dovrebbero sopravvivere i soli portatori dello stato del carattere 'migliore in assoluto' in quel contesto, e gli altri dovrebbero sparire. A seguito di tale constatazione, qualcuno ha gridato che l'evoluzionismo è confutato, morto addirittura. Sta di fatto che il polimorfismo per determinati caratteri può essere di per sé utilissimo ad una popolazione e che si conosce almeno un processo che consente di mantenerlo a dispetto della selezione naturale. Proprio nel lasso di tempo in cui si riscontrava l'esistenza di caratteri 'neutrali' è stato infatti accertato che nel patrimonio ereditario si verifica una continua ricombinazione di parti mobili la quale, grazie alla potenza dei processi combinatori, genera un'altissima varietà di effetti: l'utilissimo polimorfismo, appunto.

Si può concludere, insomma, che la teoria dell'evoluzione ha basi concettuali che col proseguire della ricerca sono divenute vieppiù solide, che difficoltà in questo campo ve ne sono e ne sorgono tante di continuo; ma non son esse che minano l'edificio, esso potrà esser demolito solo se si dimostrano false le proposizioni su cui si regge.

Agli inizi del Novecento, in molti laboratori si ottennero diversi esemplari mutanti di drosofila, sottoponendo gli animali ad agenti mutageni, quali radiazioni o composti chimici

 

 

 

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Varie razze di cani, ottenute dall'uomo attraverso la selezione artificiale

 

 

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