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I mammiferi placentati

 

Formazione e funzione della placenta

 L'uovo dei mammiferi placentali (Euteri) è diverso da quello dei monotremi, essendo del tutto privo di riserve nutritizie ed avendo  diametro  compreso  tra 100 e 250 µm (120-140 µm nella nostra specie). Esso si segmenta a più riprese dando origine a un embrione vescicolare chiamato blastocisti  il quale porta nella parte considerata 'superiore' un gruppetto di cellule, il cosidetto nodo embrionale  che darà origine all'embrione vero e proprio, mentre le cellule che stanno tutt'attorno formando un involucro ovoidale, costituiscono il cosiddetto trofoblasto, equivalente allo strato esterno del corion dei sauropsidi (fig.).

Sul trofoblasto si sviluppano minute escrescenze digitiformi, i villi coriali  disposti in modo vario. Questi villi intorno al 7° giorno di gestazione prendono rapporto con la mucosa uterina entro la quale la blastocisti si annida (fig).

Molto presto si sviluppa l'allantoide che si fonde con i tessuti coriali e con la mucosa uterina formando un organo complesso, la placenta (fig), entro il quale i vasi allantoidei vengono a contatto con i vasi uterini e sottraggono al sangue materno nutrimento, ossigeno e anche  anticorpi,  utile difesa del neonato una volta partorito.

La placenta ha forma e struttura diversa nei vari ordini di mammiferi placentali; nei primati superiori, e quindi anche nella specie umana, ha forma discoidale, o 'a focaccia', e in effetti placenta è il nome latino della focaccia; nei bovini la placenta ha struttura diffusa 'a cotiledoni', nei Canidi ha la forma di una fascia, ecc.

La placenta è collegata al feto mediante il cordone ombelicale formato da due arterie  ed una vena , circondate da un tessuto speciale (fig).

Al momento del parto la circolazione sanguigna del feto viene rapidamente rivoluzionata poiché i vasi ombelicali si obliterano mentre quelli polmonari iniziano a convogliare il sangue ai polmoni che fino a quel momento erano rimasti inattivi.

 Partorito il neonato, le contrazioni uterine espellono la placenta: la madre recide il cordone ombelicale, ripulisce il neonato da eventuali residui di membrane, e di regola mangia la placenta, anche se appartiene a una specie erbivora: così facendo evita lo spreco di proteine e non lascia in giro materiale che attira i predatori.

 

Gli ordini dei Mammiferi Placentali

 I Mammiferi Placentali contano circa 3800 specie viventi che si possono riunire in 15 ordini; a questi si possono aggiungere altri   ordini che comprendono solo specie estinte, in prevalenza sudamericane.

Gli ordini attuali si raggruppano in modo piuttosto convincente attorno a due ordini, comparsi già nel Cretaceo, dai quali sembrano in qualche modo derivati: Insettivori e Condilartri; questi ultimi sono scomparsi  dalla metà del Cenozoico. Rimangono in certo modo isolati tre ordini che presentano evidenti caratteri di primitività: gli Sdentati e i Cingulati sudamericani, i Folidoti africani, dei quali qui non si parlerà.

Insettivori

Gli Insettivori non sono caratterizzati soltanto dalla dieta, che poi non è tanto rispettata, ma dal presentare molti caratteri non specializzati. Cominciando dalla dentatura si può dire che alcuni di essi possiedono il maggior numero di denti che si registra tra i Placentali, distribuiti secondo la formula seguente I 3/3, C 1/1, P 4/4, M 3/3 . Molari e premolari hanno sulla corona cuspidi appuntite, atte a perforare l'esoscheletro degli artropodi.

Mani e piedi hanno cinque dita terminanti con un'unghia e l'andatura è plantigrada o semiplantigrada, camminano posando l'intera pianta delle zampe. Gli Insettivori hanno olfatto e udito eccellenti, emettono ultrasuoni che servono di richiamo e per orientarsi al buio. Il loro cervello è   privo di circonvoluzioni.

Quest'ordine è presente in tutte le parti del mondo, Oceania eccettuata, e, data la sua antichità, ha avuto occasione di evolvere in direzioni diverse nei vari continenti.   Il Madagascar, a causa della sua antichissima condizione di insularità, non ospita alcun insettivoro del continente africano, ma una famiglia gli è esclusiva: i  Centetidi (=Tenrecini) alcune specie dei quali sono munite di aculei e somigliano ai ricci (fig. ).

Nelle grandi Antille sono confinati i Solenodonti, i giganti tra gli insettivori, che raggiungono la taglia di una volpe.

 In Indocina e Indonesia vivono i Tupaidi, che, come alcune famiglie di insettivori dell'Eocene  presentano caratteri da Primati, tanto che alcuni autori li classificano appunto in quell'ordine. 

I Primati sono derivati, sin dal Cretaceo, dagli Insettivori.

Macroscelidi

I Macroscelidi, una volta inclusi negli Insettivori, da alcuni anni vengono assegnati a un ordine a sé stante. Sono piccoli animali dalle lunghe gambe posteriori, che si muovono a balzi; possiedono una proboscide, particolarità che ha procurato loro il nome di sorci-elefanti. Vivono in Africa e presentano qualche affinità con i due ordini seguenti.

Lagomorfi

I Lagomorfi riuniscono animali molti noti che un tempo venivano ascritti ai Roditori: le lepri e i conigli; l'ordine comprende anche gli Ocotonidi (fig), somiglianti a piccole marmotte prive di coda e dalle orecchie rotonde, vivono in Siberia e sulle montagne del Nordamerica. Una specie di questa famiglia viveva in Sardegna e Corsica in tempi storici, l'ultima popolazione - confinata nell'isola di Tavolara - è stata distrutta verso la metà del Settecento.

Caratteristica dei Lagomorfi è quella di avere, come i Roditori, incisivi a forma di scalpello e di mancare di canini; hanno però sull'arcata superiore non uno, ma due paia di incisivi. La loro formula dentaria è I 2/1, C 0/0, P 3/3, M 2-3/3 .

Roditori

I Roditori costituiscono l'ordine dei Placentali più ricco in specie, 1500 circa. Sono tutti caratterizzati da due potenti coppie di incisivi a crescita continua foggiati a scalpello; mancano i canini e spesso anche i premolari, i molari sono tre (raramente due) per mezza mascella (fig.) . Sono semiplantigradi, spesso con numero di dita ridotto.

Molte specie di roditori emettono ultrasuoni che fungono da richiamo, altri fischiano o squittiscono.

Alcuni  roditori  sono terragnoli, altri  scavatori, altri  arboricoli; alcune specie sono munite di patagio e planano su lunghe distanze. Varie specie, come i castori, i castorini (le nutrie), il ratto muschiato, sono anfibie e le loro gallerie sboccano dentro l'acqua o poco al di sopra del pelo dell'acqua. Altre specie nuotano e si tuffano molto bene come il ratto grigio e il capibara, grande quanto una pecora.

La dieta dei roditori è prevalentemente vegetariana: erbe, semi, radici, ma il ratto grigio (Rattus nervegicus) predilige i molluschi che pesca sott'acqua, altrimenti vive a spese di derrate varie e di rifiuti che cerca lungo le rive del mare e dei corsi d'acqua, o negli immondezzai (fig). Anche i topolini domestici (Mus musculus) non disdegnano la carne, e l'istrice può rodere le ossa bovine che il cane o lo sciacallo non riescono a frantumare.

Il sapersi adattare a cibi molto diversi, la buona capacità di apprendimento, l'alto tasso di riproduzione, la vita crepuscolare sono state e sono la chiave del successo e della capacità di sopravvivenza dei roditori. Sono in molti a pensare che il ratto raccoglierà l'eredità della specie umana quando questa si sarà distrutta.

Varie specie conducono vita gregaria: castori, marmotte, nutrie, capibara e gli stessi ratti; un roditore africano, Heterocephalus glaber ha costumi sociali,  vive in comunità sotterranee nelle quali la riproduzione è riservata a una sola coppia che è accudita da 'operai'.

Le femmine partoriscono molti piccoli per volta – che di solito nascono inetti - entro nidi o tane. Tane e nidi sono anche magazzini di provviste per le stagioni inclementi, che molti roditori superano andando in letargo: marmotte e ghiri sono proverbiali per questo aspetto.

Dermotteri

I Dermotteri sono molto vicini ai Primati, tanto che si usa chiamarli  'lemuri volanti'. Sono muniti di un patagio grazie al quale planano da albero ad albero nelle foreste dell'Asia sudorientale, delle Filippine, dell’ Indonesia. Si nutrono di foglie e frutta.

Chirotteri

I Chirotteri hanno perfezionato al massimo il volo mediante un patagio teso tra i 4 arti (compresa anche la coda nei Microchirotteri) (fig.).

Questa sottile velatura, molto ampia rispetto alla massa corporea (fig), disperde o raccoglie, a seconda dei casi, gran quantità di calore e lascia evaporare molta acqua: una comune causa di morte dei pipistrelli che rimangono esposti al sole e al vento è appunto la disidratazione.

L'inconveniente è più grave presso i Chirotteri di piccola taglia (sottordine dei Microchirotteri) i quali rimediano mediante un comportamento particolare. Essi, durante le ore diurne stanno al riparo  nei crepacci, nelle grotte, nei tronchi cavi degli alberi, ed escono di notte, o anche al crepuscolo per  le  loro cacce. In queste ore non si trovano a confronto con altri competitori poiché gli uccelli, appena la luce scarseggia, si posano e si rifugiano nei nidi. Diversamente dagli uccelli che si orientano e cacciano a vista, i pipistrelli si orientano e individuano il plancton aereo di cui si nutrono grazie a un dispositivo di ecolocazione .

I segnali, generati nella laringe, vengono emessi attraverso la bocca o attraverso le narici; l'eco viene poi raccolto dalle orecchie che sono grandi o grandissime (fig.)  e conformate in modo particolare.

Per compensare i forti consumi e la forte dispersione di calore occorre una nutrizione abbondante; i pipistrelli più piccoli consumano ogni giorno cibo equivalente a 2-3 volte il proprio peso, ma ciò non basta: per fare economia essi, quando si sono nascosti nei loro rifugi, cessano di termoregolare ed entrano in letargo finché non ritorna l'ora di uscire a caccia, prima di partire devono però portare a regime termico muscolatura e sistema nervoso, cosa che richiede alcuni minuti.

Nei climi temperati gli insetti di cui si cibano i microchirotteri scarseggiano stagionalmente sicché essi, per rimediare, compiono migrazioni anche di centinaia di chilometri: d'inverno entrano comunque in letargo. Nella foresta pluviale intertropicale alcuni microchirotteri si nutrono di polline e di nettare e sono ben adattati come impollinatori di piante epifite; altri catturano minuti pesciolini che afferrano con le zampe volando rasente l'acqua; altri ancora sono diventati ematofagi, come i vampiri del Centro- e Sudamerica. I vampiri sono malfamati, non tanto per i salassi che praticano, quanto perché col morso possono trasmettere il virus della rabbia.

I Macrochirotteri sono frugivori; di solito, ma non sempre, sono molto grandi tantochè la loro apertura alare può superare un metro e mezzo; hanno abitudini diurne e pare che la maggior parte delle specie sia priva di apparato di ecolocazione. In Indonesia e Malesia la gente del luogo li mangia volentieri. 

L'ordine dei chirotteri è molto fiorente: comprende 608 specie. Tuttavia nei paesi industrializzati sono in rapido declino a causa degli insetticidi e dell'inquinamento dell'aria.

Echinops telfairi, un Centetide

 

 

 

 

 

 

 

Testa di chirottero; si notino le grandi orecchie e la potente dentatura

 

 

 

 

 

 

 

L'ala dei chirotteri

 

 

 

 

 

 

 

Ochotona princeps

 

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