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 Ungulati, Cetacei

Ungulati

Si suole riunire, per comodità, i due ordini dei Perissodattili  e degli Artiodattili  sotto la denominazione di 'Ungulati'. Entrambi gli ordini comprendono animali erbivori unguligradi che camminano, trottano e galoppano poggiando solo le unghie dei piedi. Nei Perissodattili il numero delle dita è dispari ed è il III dito (medio) che sopporta la maggior parte -  o tutto - il peso dell'animale. Negli Artiodattili sono il III e IV dito a sopportare il peso dell'animale.  I Perissodattili comprendono animali che abitano le steppe e le savane, meno spesso la boscaglia: tapiri, rinoceronti, equini. In tutti questi animali si osserva che i segmenti ossei dello scheletro prossimale della mano e del piede (carpo e metacarpo, tarso e metatarso) si fondono a formare un osso lungo e robusto (l'osso cannone).

I Tapiri distribuiti in Malesia e nell'Indonesia e nel Centro- e Sudamerica presentano le caratteristiche più generalizzate, sono forniti di una breve proboscide. I Rinoceronti sono animali più grandi (fino a 2 tonnellate e mezzo) dagli arti colonnari, come quelli dell'elefante, muniti di corni formati da peli agglutinati situati tra naso e occhi. Tutte le specie di rinoceronti sono a rischio di estinzione.  

Gli Equini comprendono: i cavalli abitatori delle praterie eurasiatiche cacciati e addomesticati dall'uomo; gli asini abitatori del subdeserto dalla Siria e Iraq fino alle steppe dell'Africa orientale; le zebre, tipici abitanti delle savane africane.

  La dentatura dei Perissodattili è potente e idonea a triturare le graminacee della steppa. Questo ordine è in rapido declino: molte le specie a rischio di estinzione, si salvano le zebre e forse sopravvivranno le specie addomesticate dall'uomo.

Gli Artiodattili conprendono tre sottordini.

Nel sottordine dei Suiformi sono comprese due famiglie. Quella dei Suidi e quella degli Ippopotamidi.

Nel sottordine dei Tilopodi che comprende i soli Camelidi figurano i cammelli e i dromedari asiatici, il guanaco e la vigogna sudamericani. I camelidi hanno abbondante vello lanoso, e sono fisiologicamente attrezzati per la vita nel subdeserto e nelle alte montagne, solo il guanaco sopravvive allo stato selvatico.

 Nei Camelidi, come nel sottordine dei Ruminanti, lo stomaco ha subìto una singolare ed importante evoluzione. Esso è divenuto molto capace e suddiviso in quattro porzioni (tre nei Camelidi): omaso, abomaso, rumine e reticolo. Il cibo, che per evitare rischi viene ingerito in fretta, viene introdotto attraverso il rumine nel reticolo; dal reticolo il cibo viene rinviato alla bocca quando l'animale è al sicuro e tranquillo (fig). Avviene allora la ruminazione, cioè un'accurata masticazione dell'erba ingerita che, insieme a molta saliva, discende nell'omaso ove avviene una fermentazione anaerobia a opera di molti microorganismi: batteri, protozoi chitridiomiceti e ciliati. A seguito di ciò si forma metano e una poltiglia di materiale vegetale e di microorganismi che viene digerita nell'abomaso.

 Il rumine viene alimentato  con materiale vegetale, acqua ed elettroliti provenienti dalla saliva. Da esso viene drenata periodicamente una  considerevole quantità di microorganismi che costituiscono un'importante quota del nutrimento dell'animale.

I Ruminanti sono caratterizzati anche dalla presenza di corna, appendici ossee che si sviluppano sull'osso frontale. Nei Giraffidi, tutti africani, le corna sono appena accennate e coperte da pelle normale, nei Bovidi e negli Antilocapridi (nordamericani, questi)  la pelle che sormonta l'osso forma una specie di astuccio corneo che si accresce in modo continuo (e talvolta può essere sostituito); nei Cervidi la copertura di pelle delle corna cade periodicamente e l'osso rimane a lungo nudo e  all'arrivo dell'inverno si distacca e cade. All'inizio della primavera il corno ricresce rapidamente, di solito più sviluppato che nell'anno precedente. Solo nei Tragulidi, ruminanti piuttosto piccoli e con caratteri arcaici, le corna mancano del tutto.

 L'uomo ha addomesticato molte specie di Artiodattili: maiali, pecore, capre, bovini, yak, bufali, cammelli, dromedari, lama.

Cetacei

Anche i Cetacei sono discendenti dei Condilartri: sono comparsi nell'Eocene come animali privi di arti posteriori e muniti di una larga pinna caudale disposta orizzontalmente. I più antichi cetacei conservavano una dentatura eterodonte da mammifero, ma i loro discendenti si sono presto evoluti in due direzioni divergenti: nei Misticeti, che si nutrono di plancton marino, la dentatura è scomparsa, sostituita da pliche cornee pendenti dal palato, sfrangiate nella porzione inferiore; negli Odontoceti che si nutrono di pesce e di cefalopodi la dentatura persiste: in alcune specie è formata da molti denti eguali di semplice forma; in altre specie la dentatura è ridotta a un paio di denti o, nel caso del narvalo (Monodon monoceros) a un dente solo a forma di spada , riservato al maschio (fig.).

 La pelle dei Cetacei è priva di peli, la cui funzione coibente è sostituita dal lardo sottostante; mentre il derma soffice e spesso, limita la turbolenza causata dal nuoto e dai tuffi con conseguente economia energetica, economia invidiata da tutti i costruttori di barche e navi.

Le modifiche nell'aspetto esterno dei Cetacei sono molte e importanti, ma quelle fisiologiche sono ancor più straordinarie. In primo luogo questi animali sono in grado di resistere sott'acqua in apnea completa fino ad un'ora intera. In secondo luogo alcuni cetacei possono spingersi fino a mille metri di profondità e risalire rapidamente in superficie senza che dal loro sangue si liberi azoto gassoso con conseguente embolia gassosa.

 La lunghissima resistenza in apnea è dovuta alla cospicua riserva di ossigeno legata alla mioglobina dei muscoli e al fatto che il cervello e gli organi di senso vengono riforniti di tutto l'ossigeno residuo nell'organismo.

 Questo privilegio viene ottenuto grazie a 'reti mirabili' disposte nella regione occipitale nelle quali si verifica uno scambio controcorrente di ossigeno che viene riportato verso il capo. 

 Quanto ai dispositivi che evitano l'embolia gassosa le opinioni dei fisiologi non sono concordi: è probabile che in vista di un tuffo prolungato l'animale vuoti quasi completamente i polmoni, cosa facile poichè manca lo sterno e molto opportuna poichè riduce la galleggiabilità; pertanto la quantità di azoto  che passa in soluzione nel sangue a causa dell'elevata pressione è ridotta al minimo e può essere sequestrata da molecole o strutture apposite.

L'aspetto più straordinario della biologia dei Cetacei riguarda tuttavia l'equipaggiamento sensoriale. I Cetacei sono privi di olfatto, cioè anosmatici, e hanno vista piuttosto debole (attraverso l'acqua di mare è difficile vedere a più di 25 metri di distanza, e nei fiumi va anche peggio); di conseguenza essi dipendono solo dall'udito. D'altra parte nell'acqua le onde sonore viaggiano 5 volte più rapide che nell'aria e vengono quasi totalmente riflesse dall'interfaccia acqua/aria.

 Una prima modifica dell'apparato acustico riguarda l'esclusione dell'orecchio medio dalla conduzione dei suoni. Una seconda riguarda l'orecchio interno che risulta racchiuso in una capsula di osso molto compatto che lo isola acusticamente dagli altri tessuti del capo ad eccezione di una 'finestra' alla quale fa capo un sistema di conduzione speciale.  Questa capsula ossea è spesso l'unico residuo che rimane del grosso scheletro spugnoso di una balena, i paleontologi lo chiamano cetolito, cioè 'pietra del cetaceo', gli zoologi lo chiamano 'capsula acustica' (fig).

Piedi di Perissodattili

 

 

Piedi di Artiodattili

 

 

 

Stomaco dei ruminanti

 

 

Monodon monoceros; il suo lungo dente ha originato il mito dell'unicorno, il leggendario cavallo con un lungo corno di avorio, per possedere il quale in epoca rinascimentale vennero spese cifre equivalenti a quelle necessarie per comprare un palazzo

 

 

Capsula acustica fossile di Balaena mysticetus