Può sembrare strano che si possa riconoscere in animali fossilizzati la forma del cervello, l'andamento dei nervi, la fine struttura del tessuto osseo e altri particolari ancora.
Ciò è stato possibile grazie alla laboriosità e all’ingegnosità dei paleontologi: piccoli frammenti ossei porosi, ad esempio, vengono imbevuti di materiale plastico trasparente ed incollati su di un vetrino portaoggetti; vengono poi assottigliati gradualmente usando abrasivi di grana assai fine in modo da renderli trasparenti.
Dopo di ciò possono essere esaminati al microscopio polarizzatore per riconoscere l'eventuale struttura cristallina e identificare quindi la natura chimica del materiale inorganico. Il microscopio ordinario permetterà poi l'identificazione della trama del tessuto.
Per piccoli animali conservati interi si utilizza la medesima procedura di assottigliamento mediante abrasivi. Si incolla l'esemplare su un adatto sostegno e lo si 'lima' cominciando, ad esempio, dalla convessità del capo. Tolto un primo strato si fotografa e si disegna ciò che appare, poi si toglie allo stesso modo un altro strato,
spesso qualche decina di micrometri e si ripete l'osservazione, e così via fino ad arrivare in fondo al pezzo. Se nel corso della fossilizzazione i diversi tessuti sono stati sostituiti da materiali diversi, o di grana diversa, come spesso succede, si vedono bene i contorni degli organi. Mettendo poi in pila, in esatto registro, tanto i disegni quanto le fotografie si può ricostruire l'immagine tridimensionale delle parti interne dell'intero pezzo fossilizzato.
Un altro fossile può essere anche tagliato secondo piani ortogonali e sottoposto al medesimo trattamento per verificare se la prima ricostruzione era corretta.