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Rettili

I Rettili sono vertebrati amnioti caratterizzati dall'avere l'epidermide impermeabilizzata da squame di cheratina; è presente un collo; le prime due vertebre, atlante ed epistrofeo, sono incernierate e si articolano al capo mediante un solo condilo occipitale.

Respirano mediante polmoni che vèntilano grazie al movimento delle coste; queste sono di regola connesse lungo la linea ventrale mediana con uno sterno (fig. ).

La fecondazione è interna e lo sviluppo è diretto, non intramezzato da stadi larvali; frequente la ovoviviparità e la viviparità, eccezionale la partenogenesi.

 

Sistematica e filogenesi della classe dei Rettili.

La sistematica della classe dei Rettili è piuttosto fluida, c'è chi la divide in cinque sottoclassi, c'è chi la divide in dieci. Eccedere nelle divisioni non è mai molto pratico, sicché qui ne verranno ammesse solo sei (Tab.), tre delle quali sono estinte fin dal Mesozoico. Dalla sottoclasse degli Arcosauri, di cui oggi sopravvivono solo i coccodrilli, è derivata la classe degli Uccelli; dalla sottoclasse dei Sinapsidi è derivata la classe dei Mammiferi.

La sottoclasse degli Anapsidi prende nome dalla assenza di fenestrature ai lati del cranio (fig.) , chiamate fosse temporali, strutture che caratterizzano tutti gli altri rettili. Gli Anapsidi comprendono i Cotilosauri, i più antichi tra i Rettili, vissuti dal Carbonifero al Trias, nonché i Cheloni , o tartarughe, apparse nel Trias e forse prima e tuttora viventi. I Cotilosauri più antichi erano insettivori di media taglia e somigliavano a lucertole, come gli Antracosauri da cui derivavano, i più recenti erano invece erbivori di taglia molto grande.

I Cheloni sono caratterizzati da un carapace dorsale formato da piastre ossee saldate alle coste e alle vertebre dorsali e lombari,e da un piastrone ventrale. Mancano di denti che sono sostituiti da un becco corneo e tagliente (fig .): alcune specie che ingoiano pesci vivi hanno però lungo l'esofago spine cornee rivolte verso lo stomaco che impediscono alla vittima di sfuggire al suo destino. Le tartarughe terrestri sono parzialmente o completamente erbivore.

L'impermeabilizzazione dei tegumenti ha permesso a questi rettili di ritornare nell'ambiente acquatico: circa metà delle specie di tartarughe vive in acqua dove nuota usando le zampe come natatoie; l'altra metà delle specie popola invece i più vari ambienti delle terre emerse.

Le tartarughe acquatiche vengono a terra per deporre le uova; le specie marine hanno di solito un numero ristretto di luoghi ove vanno a riprodursi, viaggiando talvolta per migliaia di chilometri. Questi luoghi sono arenili nascosti e ben riparati, o spiagge di isole oceaniche, che sono rimasti indisturbati per molti milioni di anni, 'paradisi incontaminati' che oggi vengono affollati da gente in vacanza, cosa che mette a rischio la sopravvivenza di queste specie.

Altro grosso rischio per la sopravvivenza delle tartarughe marine è costituito dalla pesca: una tartaruga che incappa in una rete, infatti, non può emergere per respirare e muore annegata, guai in cui incorrono anche pinguini e delfini.

Caratteristica curiosa delle tartarughe e di altri rettili è che il sesso dell'embrione è determinato dalla temperatura di incubazione delle uova: se è alta dall'uovo schiudono femmine, se è bassa schiudono maschi (o viceversa). Accordi internazionali vietano il commercio delle tartarughe e dei loro derivati poiché sono a rischio di estinzione.

Alcune specie di tartarughe vengono allevate per la loro carne pregiata.

Gli Ittiosauri hanno popolato i mari del Mesozoico grazie a un perfetto adattamento alla vita acquatica, più spinto che nei Cheloni marini: i quattro arti sono trasformati in efficienti natatoie, la coda termina con una pinna falcata, il collo è assente, la bocca è allungata, munita di denti aguzzi adatti ad afferrare pesci e cefalopodi. La loro idrodinamica era eccellente (fig.).

Un adattamento tanto spinto ha precluso agli Ittiosauri la possibilità di deporre le uova sulle spiagge, e di conseguenza essi hanno fatto ricorso alla gestazione interna: ciò è documentato da un reperto fossile che mostra una femmina di ittiosauro in atto di partorire. Il piccolo viene espulso con la coda in avanti, come avviene per i Cetacei. (fig)

Gli Ittiosauri, tanto bene adattati alla vita marina, si sono estinti nel Cretaceo medio, mentre i Cheloni, tanto più goffi in acqua e sulla terraferma, hanno continuato a vivere fino ai nostri giorni. Come mai?

 Gli Euriapsidi avevano anch'essi optato per la vita acquatica, risolvendo però i problemi del nuoto e dell'alimentazione in un modo senza precedenti: avevano corpo breve alquanto appiattito, collo lunghissimo con numerose vertebre e coda conica relativamente breve; le natatoie erano piuttosto lunghe ed efficienti. Qualcuno li ha scherzosamente paragonati a serpenti con corpo di tartaruga. 

I Plesiosauri vivevano sul fondo del mare e sorprendevano le loro prede prede con un rapido scatto del lungo collo, ma i Placodonti scavavano nella sabbia alla ricerca di molluschi e brachiopodi che schiacciavano con i loro denti tozzi, dalla superficie masticatoria arrotondata. I Plesiosauri erano vivipari; della riproduzione dei Placodonti non si sa nulla.

Gli Euriapsidi, comparsi alla fine del Permiano, si sono estinti nel Cretaceo, pochi milioni d'anni dopo gli Ittiosauri.

I Lepidosauri più antichi sono gli Eosuchi, ordine comparso all'inizio del Permiano e vissuto fino alla fine del Cretaceo. Gli Eosuchi comprendevano un ventaglio di forme diverse e strane: alcuni avevano il solito aspetto lacertiliano; altri invece come Tanystrophaeus avevano un corpicino piccolo con una lunga coda e un ancor più lungo collo formato però da poche vertebre; altri, come Weigeltisaurus erano buoni planatori, muniti di ampie superfici di sostentamento.

Dei Rincocefali, comparsi nel Trias, oggi sopravvive, grazie a una strettissima protezione, solo il tuatara (Sphenodon punctatus) confinato in certi isolotti a Est della Nuova Zelanda; questo 'fossile vivente' - come c'era da attendersi - presenta caratteri di grande primitività. 

 L'ordine degli Squamati, comparso verso la metà del Mesozoico, è oggi il più importante dell'intera classe dei Rettili e comprende quasi 6000 specie. Comprende i tre sottordini dei Sauri (lucertole e forme affini), delle Anfisbene (animali apodi a vita sotterranea), degli Ofidi (serpenti). 

Presso gli Squamati lo strato cheratinizzato della pelle viene eliminato periodicamente (nei nostri climi all'inizio della primavera) e sostituito da uno nuovo.

I Sauri comprendono i Lacertidi, presenti ovunque in Italia con molte specie, alcune delle quali vivipare; tra queste il Chalcides chalcides o luscengola (o lucignolo) esile con deboli zampine, e il Chalcides ocellatus  robustissimo; questa specie è comune in Sicilia, Sardegna è nel Nordafrica. La famiglia degli Anguidi include l'orbettino (Anguis fragilis) che essendo privo di zampe sembra un serpentello. La famiglia dei Varanidi comprende grosse lucertole dell'Africa, dell'Asia e dell'Australia: la pelle di 'lucertola' usata in pelletteria è quella dei varani. Il varano di Komodo è il gigante dei rettili Lepidosauri, può misurare sino a 3 metri di lunghezza, è a rischio di estinzione e sopravvive grazie alle iniziative del WWF.

I Camaleontidi vivono in Africa, Asia Minore, Madagascar, e sono stati introdotti in Sicilia. Vivono sui cespugli e prediligono i climi caldi e aridi. Presentano caratteristiche singolari: le loro zampe sono prensili, grazie a due dita rivolte verso l'avanti e due rivolte verso l'indietro (come nei pappagalli); hanno una lunga lingua vischiosa estroflettibile che lanciano contro gli insetti di cui si nutrono; i loro occhi si muovono indipendentemente; hanno una straordinaria capacità di mascherarsi nell'ambiente in cui si trovano cambiando colore e disegno della pelle (comportamento ). Tuttavia il carattere più rilevante, ai fini delle considerazioni evoluzionistiche che faremo poi, è il possesso di grossi diverticoli polmonari; questi diverticoli provvedono a evaporare acqua e refrigerare il corpo quando questi animali impossibilitati a rifugiarsi sotto terra, rimangono esposti al sole dei tropici.

La famiglia dei Geconidi comprende lucertole insettivore crepuscolari munite di zampe adatte ad arrampicarsi su superfici verticali lisce: hanno di solito colorazione mimetica ed alcune specie emettono suoni pigolanti. Tarentula mauritanica, comune in molti paesi caldi del Mediterraneo, è di solito benvenuta nelle case poiché mangia le mosche e le zanzare che si posano sui muri. Alcuni di questi gechi prendono dimora presso le insegna luminose per predare con poca fatica gli insetti attirati dalla luce.

Gli Iguanidi vivono in America: hanno forme varie e bizzarre e talune specie raggiungono dimensioni notevoli, come le celebri iguane delle isole Galapagos.

Le Anfisbene  (fig) , di dubbia posizione sistematica, hanno l'aspetto di serpentelli ciechi; lunghe quanto un dito, vivono entro gallerie che scavano nel terreno: hanno subìto una evoluzione parallela a quella degli Apodi e come questi somigliano a lombrichi anche perché le due estremità sembrano eguali (6) e possono muoversi con movimenti peristaltici verso l'avanti o verso l'indietro: molte leggende sono sorte intorno a questi innocui animali frequenti in Nordafrica e in Ispagna; se ne parla anche nella Divina Commedia.

Nel sottordine degli Ofidi sono comprese forme prive di arti, probabilmente tutte derivate da alcuni antenati ad habitat sotterraneo. Sono tutti ovipari. Si usa suddividere gli Ofidi in tre infraordini in base al modo di vivere.

Gli Scolecofidi vivono, come le anfisbene e gli Apodi, in gallerie sotterranee, ma non sono altrettanto specializzati; di solito sono privi di pigmento, con testa minuta, conservano i rudimenti del cingolo pelvico. Solo un paio di specie vivono in Europa.

Gli Henofidi sono serpenti di dimensioni medie o grandi, di solito buoni nuotatori o addirittura acquatici; conservano i rudimenti del cingolo pelvico e, seppure ridotto, il polmone sinistro. Comprendono i grandi boa e i pitoni che si arrampicano sugli alberi per dar la caccia ai mammiferi arboricoli e specialmente alle scimmie soffocano la preda tra le spire e l’ingoiano intera.

I Cenofidi costituiscono il gruppo più numeroso degli Ofidi. Hanno dimensioni medie o piccole, sono del tutto sprovvisti di ossa pelviche e di polmone sinistro, molti sono velenosi. Questo gruppo è ben rappresentato nel bacino mediterraneo ed in Italia. La nostra fauna comprende le bisce d'acqua, il biacco (Coluber viridiflavus) che nel sud invece di essere verde-giallo è nerissimo, il cervone (Elaphe quatuorlineata) lungo quasi due metri, quattro specie di vipere, tutte vivipare .

Il profano confonde tutti i serpenti (e persino l'orbettino) con le vipere e tende a distruggerli indiscriminatamente. E' una pratica insensata poiché questi rettili provvedono a contenere le popolazioni di roditori, molti dei quali sono nocivi, mentre i serpenti non velenosi non nuocciono in alcun modo all'uomo.

Scheletro di Nyctosaurs gracilis, uno pterosauro si vede chiaramente lo sterno e le modifiche della mano, atte a dar sostegno al patagio

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Tartaruga di terra

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Diversi tipi di cranio di rettili

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Scheletro di Ichthyosaurus e ricostruzione del corpo

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 Gli Ittiosauri sono stati molto diffusi dal triassico al cretaceo; in prossimità dell'arto posteriore è presente un esemplare più piccolo, sulla cui interpretazione non vi è accordo; secondo alcuni si tratta di un parto, secondo altri gli ittiosauri ingoiavano piccoli interi

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Tuatara, Sphenodon punctatus

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Amphisbaena alba

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Orbettino, Anguis fragilis

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