La savana in Africa è molto vasta, si estende tra il Sahara e la foresta pluviale e poi ancora a sud della foresta pluviale fino alla foresta sclerofilla della regione del Capo di Buona Speranza. In Sud
America occupa gran parte del Brasile meridionale, in Australia una fascia nel settore settentrionale. Questa formazione vegetale ha le caratteristiche di una prateria in cui sono sparsi alberi isolati o in gruppi; si è
sviluppata là dove le precipitazioni sono modeste (1000 - 1500 mm) e hanno andamento stagionale. La produttività è di solito molto alta (Tab. ) ma gli incendi ne divorano una cospicua porzione.
Tra le piante erbacee predominano ovunque le graminacee, ma è sempre presente una quota di leguminose e di composite. Gli alberi variano da continente a continente e sono tanto più rari quanto più frequenti gli incendi; in Africa dominano le
acacie, alcune palme, il baobab (Adansonia, una malvacea); in Australia gli eucalipti.
Grazie alla sua alta produttività la savana ospita in Africa una fauna abbondante e varia; infatti, oltre ai grandi erbivori pascolatori, vi si trovano animali che si nutrono delle fronde degli alberi, come le giraffe, alcune antilopi e gli elefanti. In Sudamerica gli erbivori di grossa taglia sono spariti in epoca protostorica o preistorica durante la 'grande crisi del Pleistocene' e hanno trascinato nella loro rovina anche alcune specie di grossi carnivori. In
Australia una fauna specializzata della savana non pare sia mai comparsa, se si eccettuano i canguri giganti scomparsi da alcuni millenni.
La fauna della savana africana, se ben gestita, può fornire una grossa quota di alimentazione proteica per le popolazioni umane. I tentativi di introdurre nella savana bovini europei di razza pregiata sono falliti disastrosamente, come era prevedibile; comunque una parte di questa formazione viene utilizzata per il pascolo di bovini indigeni e pecore, un'altra parte è utilizzata per la coltivazione del grano saraceno (Sorghum),
della manioca, del riso.