Il subphylum dei Chelicerati comprende varie classi (Tab.), per lo più terrestri, ma anche marine e delle acque interne. Caratteristica comune a tutti questi artropodi è quella di portare ai lati
del capo, in luogo di antenne, un paio di
cheliceri, brevi appendici terminanti a chela da cui deriva il nome dell'intero gruppo.
Il secondo paio di appendici prende il nome di
pedipalpi (o palpi) adattati per varie
funzioni (alimentazione o ricezione sensoriale). Ai cheliceri fanno seguito cinque paia di arti formati da un solo ramo ed aventi funzioni locomotoria: vere zampe nelle specie terrestri, zampe o natatoie in quelle acquatiche.
Il corpo dei Chelicerati è diviso - come quello delle
Trilobiti e dei
Merostomoidi - in una regione cefalica e in un tronco, che in questo caso si usa denominare
capotorace e addome. L'addome è sempre privo
di zampe ma può portare strutture omologhe che assolvono a funzioni diverse.
Solo le specie acquatiche conservano gli occhi composti che sono impiantati sullo scudo cefalico, le altre possiedono vari tipi di occhi e di ocelli. Manca il labbro superiore così come mancano appendici masticatorie; tutte le
specie terricole si nutrono aspirando alimento fluido o semifluido. L'apparato escretore consiste sia di 'ghiandole coxali' corrispondenti ai nefridi degli Onicofori, sia di 'tubuli malpighiani' che si diramano dall'intestino.
L'apparato circolatorio - eccettuate le forme minuscole - è complesso e di regola contiene una proteina trasportatrice di ossigeno contenente rame, chiamata emocianina.
I Merostomi, comparsi nel
Cambriano, hanno sopravvissuto alle varie crisi che hanno causato l'estinzione di tante forme loro contemporanee. Oggi ne rimangono vive solo poche specie, chiamate limuli,(fig.)
che abitano le coste sabbiose dell'Atlantico nord-occidentale, e quelle dell'Oceano Indiano orientale.
Il capotorace ha la forma di mezzaluna. Porta un paio di cheliceri e 4 paia di
zampe (fig.). L'addome ha appendici profondamente modificate, laminari: le ultime 5 paia sono adibite agli scambi gassosi, fungono cioè da
branchie e sono in parte coperte e protette dagli opercoli, appendici laminari del segmento precedente (il 2° dell'addome).
L'anatomia interna è schematizzata nella
figura. I sessi sono separati e dalle uova, del diametro di circa 1.5 mm, schiude un giovane individuo - chiamato
larva trilobitoide per la sua somiglianza con le giovanissime trilobiti - ancora privo della spina caudale
(o telson) e con cheliceri antenniformi (fig.).
Durante la muta lo scudo cefalico si apre lungo tutto il margine anteriore, e l'animale, provvisto di una nuova cuticola ancora elastica, sguscia da quel varco.
I Merostomi nuotano solo per brevi tratti, rovesciati sul dorso: di solito strisciano sul fondo per predare gli invertebrati sepolti nelle sabbie marine. Alcuni loro discendenti hanno però iniziato a vivere più attivamente.
Si tratta degli Euripteridi nei quali alcune appendici addominali si riducono a strutture laminari deputate agli scambi gassosi contenute in tasche ventrali. I segmenti dell'addome sono liberi (come negli Aglaspidi tra i Merostomi) e consentono maggior libertà di movimento (fig.). La loro organizzazione interna è probabilmente identica a quella degli scorpioni ai quali, del resto, somigliano moltissimo, tanto che sono stati chiamati anche
'scorpioni marini'.
I primi Euripteridi in effetti prediligevano gli estuari dei fiumi ove molti animali marini e d'acqua dolce si trovano in difficoltà a causa del salto di
osmolarità, e divengono quindi facile preda.
Altre specie si sono spinte entro le acque dolci ma la loro grossa mole (fino a 2 metri e oltre) non è bastata a proteggerli dall'estinzione: nel corso del Permiano essi si diradano insieme alle trilobiti e poi scompaiono in
occasione della grande crisi che segna il passaggio dal Paleozoico al Mesozoico.