Le Crisoficee
(fig.) hanno un
cloroplasto doppio, spesso di colore dorato, da cui deriva il nome della classe. In alcune specie la cellula è coperta da minime piastre silicee sulle quali è inserita una spicola. Di solito la cellula è nuda e si nutre anche per fagocitosi.
Affini alle Crisoficee sono le Xantoficee (fig.), che però formano lunghi filamenti pluricellulari; vivono nelle acque dolci e si riproducono mediante gameti dei due sessi, indistinguibili in base alla forma.
Le Feoficee, o alghe brune, sono anch'esse pluricellulari: molte specie formano strutture vegetative grandissime nelle quali sono riconoscibili parti con funzioni diverse somiglianti a foglie, a fusti, a radici: queste ultime non hanno funzione assorbente, ma di ancoraggio al fondo marino; speciali vescichette piene di gas tengono sollevata dal fondo la porzione fotosintetica: la Macrocystis pyrifera ne ha molte disposte in fila (fig.); questa specie é il gigante tra le alghe: può essere lunga più di cento metri.
Non tutte le alghe brune sono ancorate al fondo marino, altre sono galleggianti, come i famosi sargassi.
Le alghe brune sono utilizzate dall'uomo in modi diversi: i loro talli forniscono sostanze mucillaginose per l'industria e anche alimento; le loro ceneri forniscono iodio e potassa (K2CO 3).
Il phylum dei Mastigofori, che vuol dire 'portatori di flagello', riunisce classi di organismi che sono stati considerati molto simili finchè i metodi di studio non si sono raffinati. A causa di questo nuovo punto di vista la loro classificazione è discussa.
La nostra rassegna può incominciare con i Dinoflagellati, organismi per lo più fotosintetici (clorofille a e c
), ma anche predatori e parassiti, che presentano adattamenti morfologici assai vari. Malgrado la variabilità delle forme, essi rimangono riconoscibili come Dinoflagellati
poiché, almeno in qualche fase dello sviluppo, portano
un flagello traente rivolto in avanti, ed un secondo flagello avvolto a elica intorno all'equatore della cellula: quasi come se portassero intorno alla 'vita' una cintura ricavata da una molla
(fig).
I Dinoflagellati hanno cromosomi organizzati in un modo che sembra molto primitivo; a ciò fa contrasto un'organizzazione cellulare tanto varia e complicata che alcune specie potrebbero essere intese come organismi del futuro piuttosto che del presente: possono portare corazze formate da due o più piastre cellulosiche; alcuni hanno fotorecettori di una perfezione incredibile ; molti hanno organi idrostatici che consentono alla cellula
di mantenersi ferma alla quota ottimale, altri portano tentacoli che si allungano per raggiungere la preda, e via dicendo.
I Dinoflagellati, insieme alle Diatomee, costituiscono una parte cospicua del phytoplancton marino e lacustre. Le loro 'fioriture' (cioè la loro esagerata proliferazione) legate non di rado all'eccesso di 'nutrienti' (nitrati, fosfati) scaricati dall'uomo nelle acque, è immediatamente percepibile poichè le acque diventano torbide, color verde oliva o bruno. Dopo queste fioriture molti molluschi che se ne sono nutriti
accumulano nei tessuti le tossine prodotte o accumulate dall'alga e possono avvelenare chi li mangia.
Alcune specie di Dinoflagellati sono simbionti entro i tessuti di animali diversi, specialmente di molluschi, vengono chiamate zooxantelle. Le specie della classe degli
Euglenoididi hanno morfologia più uniforme
(fig.), sono in genere fotosintetiche (clorofille a e b) ma
anche predatrici. Vivono per lo più nelle acque dolci ove nuotano mediante un lungo flagello piumoso che esce da una infossatura anteriore e si rivolge all'indietro.
Molto simili agli Euglenoididi, e imparentati con essi, sono i Kinetoplastidi che vivono da saprofagi o da parassiti.
I Kinetoplastidi si distinguono perché possiedono un solo mitocondrio molto grande (detto appunto kinetoplasto) e ricco di DNA, tanto da simulare un secondo nucleo. Nei Kinetoplastidi, come negli Euglenoididi non è mai stata riscontrata alcuna manifestazione di sessualità.
Le specie saprobie e batteriofaghe sono interessanti, ma l'attenzione degli studiosi si è rivolta soprattutto ai
Tripanosomatini che sono parassiti dei fluidi circolanti di molti organismi diversi o anche
parassiti endocellulari dei vertebrati. Questi protozoi penetrano nel corpo della vittima per il tramite di un 'insetto vettore' che con la proboscide ne succhia i fluidi dopo avervi introdotto la propria saliva.
Specie di Phytomonas vivono nei vasi (soprattutto laticiferi) di piante varie e vengono diffuse dalla puntura di cimici; le piantagioni di caffè e di palma da olio ne possono essere danneggiate.
Molto nocive sono le Leishmaniae (1) che infettano alternativamente un insetto ematofago, di solito un pappatacio e un mammifero o un rettile. La L. donovani provoca all'uomo leishmaniosi viscerali quasi sempre mortali se non curate; la L. tropica e la L. brasiliensis distruggono i tessuti cutanei e talvolta quelli sottostanti producendo piaghe che possono produrre cicatrici orribili.
Appartiene al genere Trypanosoma (fig.) il T. gambiense che circola tra l'uomo e la mosca tsé-tsé (Glossina palpalis, G. morsitans) ma colpisce altri mammiferi: produce un'affezione cronica del sistema nervoso centrale, la 'malattia del sonno'. Altri tripanosomi sono patogeni per gli animali domestici, tra questi è il T.
equiperdum degli equini, trasmesso per via venerea.
Presso i Coanoflagellidi il flagello ha cambiato funzione: invece di fungere da elica che trascina il corpo cellulare, dato che la cellula sta ancorata al substrato, funziona come l'elica di un ventilatore: il vortice di acqua creato dal suo movimento convoglia microorganismi e particelle organiche varie lungo le pareti di una sorta di coppa (fig.): questo materiale viene prontamente fagocitato e quindi digerito.
I Coanoflagellidi, come tutti gli organismi sessili che si riproducono per scissione, formano sovente aggregati di tipo coloniale; hanno molti caratteri in comune con le spugne.
L'ultima classe del phylum che verrà qui ricordata è quella dei Polimastigini (fig.), protozoi unicellulari che, come dice il nome, comprende forme munite di molti flagelli. Vivono endosimbionti in artropodi o endoparassiti in vertebrati: simile modo di vita ha coinvolto profonde modificazioni morfologiche e funzionali della loro cellula.
I Polimastigini sono muniti di axostilo, struttura contrattile formata da un fascio di microtubuli che percorre l'asse maggiore della cellula. Altra loro caratteristica è quella di avere un flagello collegato al citoplasma da una membrana ondulante. Ancora più strana è la proprietà delle forme
endosimbionti di artropodi (soprattutto Tèrmiti e Blattodei) di vivere in strettissima associazione con batteri e
spirochete e di essere prive di mitocondri.
I Polimastigini aerobi hanno di solito un solo mitocondrio, quelli anaerobi ne sono privi.
Tra i Polimastigini parassiti va ricordato il Trichomonas vaginalis, che vive nel tratto urogenitale dell'uomo e della donna, nonché la Giardia lamblia che vive nel primo tratto del tubo digerente dell'uomo.
1 Il nome Leishmania è derivato da quello di Leishman, medico militare addetto alle truppe coloniali
Molte immagini sono state prese dal sito
http://www.biology.ucsc.edu/classes/bio161l