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Agnati

Petromizonti o lamprede

Le lamprede (fig) sono diffuse nelle acque interne e nei mari dei paesi a clima temperato, sono quindi comuni nei paesi del Mediterraneo. Gli antichi Romani ne apprezzavano le carni, ma oggi le lamprede valgono poco anzi, si lamentano i danni che recano ai pesci dei Grandi Laghi del Nordamerica che esse dissanguano diminuendone il valore sui mercati (fig.).

Biologia e comportamento

Le lamprede nascono, crescono e si riproducono nelle acque dolci, ma molte specie completano la crescita in mare dove divengono parassite dei pesci ai quali si attaccano con la ventosa che circonda la bocca, e quindi succhiano il loro sangue. Le lamprede risalgono poi i fiumi sino a raggiungere i ruscelli di montagna senza più nutrirsi e nei luoghi idonei si accoppiano con fecondazione interna; dopo la deposizione delle uova fecondate esse muoiono. E’ questo un ciclo vitale unico presso i vertebrati che di regola si riproducono più volte nel corso della vita adulta.

Dalle uova, che hanno il diametro di circa un millimetro, schiudono larve che presto vengono a somigliare per modo di vivere e per morfologia, all’ anfiosso. Stanno sepolte nel fango ma affiora la loro bocca che è fornita di brevi appendici. Pompano l’acqua per mezzo dei sacchi branchiali provvisti di robuste pareti muscolari (fig). Il flusso d’acqua trasporta fine  materiale organico e minuscoli organismi che vengono invischiati nel muco prodotto dall’ endostilo, trascinati nell’intestino e quindi digeriti. Vivono 5-7 anni in questo modo e, quando hanno raggiunto le dimensioni definitive, metamorfosano in adulti muniti di efficienti organi di senso e di gonadi. I giovani adulti delle specie anadrome si dirigono verso il mare, lì si nutrono e accrescono e poi risalgono verso i luoghi di riproduzione, mentre gli adulti delle specie non migranti si riproducono sul posto.

In definitiva, alle larve di lamprede compete il nutrirsi e l’accrescersi, mentre alla più breve fase adulta compete, oltre al riprodursi, la panmissia e la dispersione in luoghi lontani. Simile strategia, che ha risolto problemi gravi per tutti gli animali dulciacquicoli, ha consentito a questi vertebrati primitivi di sopravvivere per centinaia di milioni di anni e persino di resistere all’inquinamento ambientale causato dalla tecnologia umana poiché, se il corso d’acqua da cui provenivano è diventato invivibile ne scelgono uno migliore. Identica strategia è evoluta presso molti insetti volatori che hanno larve acquatiche: gli adulti degli Efemerotteri, dei Tricotteri e di molti Ditteri, sfarfallano e, senza nutrirsi, provvedono a disperdersi e riprodursi.

Anatomia funzionale delle lamprede

La larva delle lamprede somiglia all’ anfiosso (fig), tuttavia presenta differenze cospicue per quanto riguarda la regione del capo e la regione branchiale. Entrambe le regioni sono sostenute da uno scheletro cartilagineo: sulla conca cartilaginea anteriore poggia l’encefalo, ancora non del tutto sviluppato, connesso con gli organi di senso olfattivo, stato-acustico e con gli occhi anch’essi rudimentali (fig. ).

La corda dorsale non si spinge fino all’apice anteriore della larva, ma si arresta a metà circa dell’encefalo.

Le branchie sono racchiuse entro sacchi dalle pareti muscolose. Questi sacchi si contraggono spingendo l’acqua che contengono verso l’esterno, poi si rilasciano e, grazie all’ elasticità delle cartilagini, aspirano l’acqua attraverso la bocca. Questo apparato è molto più efficiente nel generare un flusso d’acqua, contenente ossigeno e nutrimento, di quanto non sia l’apparato branchiale dell’anfiosso coperto da ciglia vibratili. Pertanto si osserva che le branchie della larva della lampreda sono molto meno numerose di quelle dell’anfiosso e che la faringe è più breve. Di fronte ai sacchi branchiali vi è l’endostilo impari.

L’apparato circolatorio è chiuso ed ha come motore il cuore. Questo, essendo collegato a una capsula pericardica, solida ma elastica, si può dilatare dopo la sistole e aspira così il sangue venoso.

Nell’adulto, che conduce vita molto più attiva, si completa lo sviluppo degli organi di senso: gli occhi laterali raggiungono la struttura tipica per i vertebrati, mentre il terzo occhio situato dorsalmente presso l’epifisi non cambia di struttura e rimane molto piccolo e semplice, l’apparato branchiale migra in un diverticolo e l’endostilo si trasforma in una ghiandola a secrezione interna, la tiroide (fig.).

Avanti al terzo occhio si apre una narice impari munita di un condotto che raggiunge la sacca olfattoria; dal condotto si stacca un diverticolo a fondo cieco che si pone in contatto con l’ipofisi, ghiandola situata sotto il diencefalo, che produce ormoni che governano la riproduzione e il metabolismo dell’animale.

Classi e ordini degli Agnati

Petromizontiformi

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Anaspidi

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Petromizonti

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Cefalaspidi †

Missiniformi

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Missinoidi

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 Eterostraci

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 Telodonti

 

 

Regione branchiale della lampreda in sezione longitudinale e trasversale

 

 

 

Disposizione dei sacchi branchiali in due Missine

I Missinoidi

I Missinoidi oggi viventi differiscono dai Petromizonti per avere la narice impari con apertura anteriore e sbocco entro la faringe in prossimità dell’ ipofisi. Le pinne dorsale e anale sono rudimentali e più spesso assenti, quelle pari mancano sempre (fig. ). Lo scheletro cartilagineo è poco sviluppato e, in particolare, il cervello è sostenuto da un semplice foglio membranoso, anche la capsula pericardica manca e il ritorno del sangue venoso al cuore è assicurato da cuori ausiliari situati verso la coda. Nelle forme fossili lo scheletro cutaneo è formato da cristalli di un tipo di fosfato di calcio denominato idrossiapatite.  

Le branchie sono racchiuse entro sacchi globulari che da una parte si aprono nella faringe e dall’ altra sfociano all’ esterno con canali più o meno lunghi che tendono a confluire su ciascun lato (fig. ). L’apparato branchiale funziona solo per gli scambi gassosi e l’ alimentazione per filtrazione è sostituita dalla cattura di prede più o meno inerti che vivono nella sabbia e nella fanghiglia dei fondi marini, oppure dalla consumazione di cadaveri di più grossi animali. A questi fini le missine adoperano la ‘lingua’ costituita da un lungo muscolo fusiforme che porta in cima una serie di dentelli.

Gli occhi e l’ apparato statoacustico sono rudimentali, anche l’apparato della linea laterale è rudimentale o, più spesso, assente.

La differenza più cospicua tra Petromizonti e Missinoidi non riguarda l’ anatomia, ma la fisiologia. Riguarda il fatto che i fluidi interni sono isotonici con l’ acqua marina, diversamente da quanto accade per tutti gli altri vertebrati i cui fluidi interni hanno pressione osmotica pressappoco intermedia tra quelle del mare e quella d’ acqua dolce e sono, di regola, sotto attivo controllo omeostatico che fa capo all’ipofisi. I Missinoidi per tale fatto sono, e quasi sicuramente sono sempre stati, strettamente marini.

Le uova delle missine sono fusiformi e piuttosto grandi, misurano circa 10 mm di lunghezza. Lo stadio larvale manca in tutte le specie dei Missinoidi viventi e si hanno prove che mancasse anche in quelle fossili.

 

Adattamenti funzionali degli Agnati petromizonti fossili.

Animali simili a Myllokunmingia sono classificati in vari generi dell’ordine degli Anaspidi, nome che significa ‘privi di scudo’. Gli Anaspidi si succedono per molte decine di milioni di anni fino a tutto il Devoniano e dànno origine a ceppi poco diversi. In un ceppo il corpo era coperto da squame rade e leggere; in un altro da squame ben embricate di fosfato di calcio; queste squame oltre alla funzione protettiva funzionavano da zavorra e permettevano all’ adulto di nutrirsi presso il fondo col pulviscolo di detriti che si sollevava davanti a lui quando nuotava rasente il fondo. Le due pinne longitudinali erano sostenute da solide spine triangolari.

Gli adulti di un altro gruppo, quello dei Cefalaspidi (fig), che più degli altri si era inoltrato nelle acque interne, era munito di una pesante corazza che racchiudeva il capo e la parte anteriore del corpo. Le forme meno evolute presentano nell’ adulto le aperture branchiali sui fianchi (Tremataspis), ma nelle forme successive queste aperture si presentano spostate ventralmente (fig.).  In entrambi i casi il margine dello scudo, sede delle aperture branchiali, sosteneva un pavimento flessibile formato da piccole placche separate. Quando l’ animale veniva disturbato o minacciato da un predatore - gli scorpioni d’acqua (Euripteridi) avevano invaso le acque dolci - allora i muscoli, contraendosi, sollevavano il pavimento verso la volta della corazza cefalica e l’ acqua contenuta nelle branchie veniva espulsa con forza verso il basso. Per reazione l’ animale riceveva una spinta verso l’ alto e quindi poteva mettersi a nuotare entro una nuvola di fango, orientandosi nel buio grazie al campo elettrico generato dagli organi elettrici situati sul capo.

Questa ricostruzione del comportamento dei Cefalaspidi, che può apparire un po’ fantasiosa e gratuita, si vale degli studi di Stensiö, paleontologo svedese, il quale, grazie a una raffinata tecnica, è riuscito a ricostruire i fini dettagli anatomici del loro cervello e dei loro nervi cranici, compreso il nervo vago, che innerva appunto gli organi elettrici. Va anche aggiunto che questi organi funzionano al meglio in acqua dolce a bassa conduttività piuttosto che in acqua marina ad alta conduttività, in questo caso il campo elettrico non è stabile e si dilegua prontamente(fig).

Storia evolutiva dei vertebrati

Origine ed evoluzione dei Ciclostomi

Gli Anaspidi (fig) e i Cefalaspidi sono scomparsi nel corso del Devoniano, periodo in cui nelle acque marine e in quelle dolci si affollavano i loro discendenti, meglio attrezzati con mascelle munite di denti e robuste pinne pari. Si è però salvata una terza sottoclasse dei Petromizonti, denominata Ciclostomi, i cui primi fossili sono stati rinvenuti nei giacimenti del Carbonifero. Di questo gruppo sopravvivono tuttora una trentina di specie.

I Ciclostomi differiscono dagli Anaspidi, dai quali si presume che siano derivati, per aver perso del tutto il rivestimento di squame e le due lunghe pinne ventro-laterali; queste perdite sono da porre in rapporto con la struttura anguilliforme che essi hanno acquistato. Infatti anche le anguille attuali, che sono veri pesci, sono prive di squame e pinne pari.

I Ciclostomi hanno inoltre acquistato una ventosa circolare che circonda la bocca (fig). Questa ventosa, come la ventosa delle sanguisughe, ha varie funzioni: quella di attaccarsi al substrato solido quando l’ animale si trova in acque turbolente è probabilmente primitiva; viene poi quella di attaccarsi ai pesci abili nuotatori per farsi trasportare senza spesa; viene infine quella di succhiare il sangue del trasportatore, utilizzando come stiletto la lingua armata di dentini.

La lampreda, comunque, si fa trasportare solo verso il mare, il ritorno lo compie con le proprie forze.

Le modifiche fisiologiche che permettono alle lamprede di lasciare l’ambiente dulciacquicolo per affrontare quello marino sono controllate dalla prolattina, ormone secreto dall’ipofisi, presente in tutti i vertebrati, ma con funzioni diverse sempre connesse con la riproduzione. 

Per quanto riguarda l’ evoluzione molecolare è interessante notare che nelle lamprede le molecole dell’ emoglobina sono formate da semplici dimeri anziché da tetrametri; altrettanto vale per le molecole delle immunoglobuline. Si tratta di condizioni primitive che si sono conservate per centinaia di milioni di anni.

I Missinoidi fossili

Nota:

 La sistematica degli Agnati è ancora fluida, qui si propone una classificazione provvisoria che contempera le concezioni di paleontologi e di zoologi.

 

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