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Angiosperme

Il subphylum delle Angiosperme comprende la massima parte delle specie vegetali che ci circondano. Le circa 250 000 specie vengono ripartite nelle due classi delle Dicotiledoni e delle Monocotiledoni e in una quarantina di ordini (Tab.).

Molte Angiosperme sono arboree, come l'eucalipto, il frassino il tiglio e il castagno, altre sono arbustive come il mirto, la rosa e il biancospino, ma assai più numerose e frequenti sono quelle erbacee come il trifoglio, l'ortica, il pomodoro, la rapa e il girasole. 

La varietà delle forme presentate da queste piante è molto grande, ma alcune loro caratteristiche, benché incostanti, permettono di distinguerle a prima vista: i fiori appariscenti, le foglie larghe, le forme bizzarre, la capacità di vivere in ambienti proibiti alle Gimnosperme, quali il fondo delle acque dolci, le alte quote e le alte latitudini.

Le due classi delle Angiosperme insieme a quelle dei Mammiferi e degli Uccelli, sono le più recenti, essendo comparse verso la metà del Giurassico

Il paesaggio alla fine del Trias era alquanto diverso da quello odierno.

 

La nascita delle Angiosperme ha permesso il formarsi delle praterie a delle foreste temperate e fluviali

 

Coevoluzione

L'evoluzione delle Angiosperme è stata molto più tumultuosa e complessa di quella delle Gimnosperme, basti dire che il rapporto numerico tra le specie dei due gruppi è di 400 a 1. Il fatto si è che le Gimnosperme avendo colonizzato per prime le terre emerse hanno dovuto risolvere, durante la loro storia, i problemi creati dalle sole condizioni fisiche, chimiche e climatiche del nuovo ambiente, mentre le Angiosperme si sono dovute affermare in luoghi già abitati da una folla di altre piante e animali sicché hanno dovuto fare i conti con una realtà molto più varia: con insetti capaci di rodere il legno e di razziare il polline sui fiori, con molluschi e vertebrati in condizione di nutrirsi di foglie e di semi, con microorganismi d'ogni sorta.

La rapida evoluzione è stata resa possibile dal fatto che, per motivi genetici, le strutture anatomiche e le funzioni fisiologiche delle specie di Angiosperme sono suscettibili di modificazioni assai spinte in rapporto a modificazioni dell'ambiente.

La grande adattabilità del patrimonio genetico insieme alla grande flessibilità della morfogenesi in un ambiente in cui era indispensabile interagire con altri organismi similmente dotati, han dato origine ad una evoluzione caratterizzata da reciproci adattamenti tra piante e piante, tra piante e animali: ad una coevoluzione, per dirla in una parola.

 

Le foglie

 Molto vari gli aspetti che possono assumere le foglie: per descriverle in forma rapida e succinta i botanici impiegano termini specifici (fig). Importante è notare che le foglie tendono a sparire, non solo in quelle piante che dimorano in luoghi molto aridi nei quali conviene ridurre al massimo le superfici che traspirano, ma anche in piante palustri quali il giunco o in piante che vivono in luoghi meno aridi, ma sono esposte a illuminazione intensa quali la ginestra (Spartium junceum).

Nelle piante del sottobosco povero di luce il lembo delle foglie diviene di solito molto ampio e molto scuro perché sovraccarico di clorofilla, ma ricavare indicazioni sull'habitat di una pianta dalla morfologia delle foglie non è facile: nel sottobosco insieme all'acanto cresce l'asparagio, presso l'acqua crescono la tamerice dalle foglie ridotte a squama e l'ontano (Alnus) dalle foglie rotonde e scure. 

In piante adattate ad ambienti aridi, le foglie possono sparire, mentre fusti molto modificati le sostituiscono nelle loro funzioni. Questi fusti, che possiamo osservare nel pungitopo, nell'asparagio e in certe acacie, vengono chiamati cladodi (fig.). 

Per molte Angiosperme la costituzione di organi di riserva è  essenziale: ciò è particolarmente vero per le specie erbacee biennali o pluriennali, poiché solo le riserve permettono una rapida ricostituzione dell'apparato vegetativo e la fioritura non appena le condizioni ambientali ridiventano favorevoli. 

Sotto l'urgente richiesta dell'ambiente sono comparse soluzioni molto varie. Le riserve sono contenute nel fusto, caso di Metroxylon e altre palme, e più spesso in fusti sotterranei (fig.): rizomi dell'iris e delle canne, tuberi della patata e del ciclamino. Sono contenute in foglie succulente quali quelle dei bulbi di cipolla e dei bulbo tuberi del tulipano, ovvero in radici ingrossate quali quelle della carota e del ravanello.

Naturalmente tutti gli animali tendono a cibarsi di queste riserve, sicché di solito sono protette sottoterra, ma ciò non basta, poiché roditori, cinghiali, e persino orsi, le sanno scavare, sicché in molti casi tuberi, bulbi e rizomi sono carichi di sostanze velenose che dissuadono gli erbivori dal nutrirsene: colchico, veratro, asfodelo.

La produzione di veleno è più volte comparsa presso le piante come errore metabolico di natura genetica, cioè come variante della produzione di sostanze chimiche normali per l'organismo. Le piante che producevano queste sostanze nocive o disgustose sono state selezionate positivamente dagli erbivori stessi: nei nostri prati sovrapascolati abbondano infatti la belladonna, la scilla, l'asfodelo.

Classificazione

Arbusto di Nerium oleander (oleandro); la pianta ha le foglie velenose

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La durata della vita delle Angiosperme è molto varia. L'olivo può vivere 2000 anni, il biancospino 50, il tulipano 4, il carciofo 2, il girasole 3 mesi.

 

 

 

Cladodi di Opuntia

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Rizoma

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Stolone di fragola, da cui è nata una nuova piantina

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Esemplare di pianta con fiori,  Aquilegia: pianta, fiori; in alto a sinistra si vedono i frutti e a destra i semi;

 

 

Esempi di morfologia del lembo fogliare

 

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